Lo Stretto di Messina
Lo Stretto fu originato da un processo di rottura iniziato circa
5 milioni di anni e che durò per oltre tre milioni d'anni, dovuto ad un
abbassamento in opposizione all'innalzamento dell'arco appenninico calabro.
In pratica la
zolla eurasiatica e quella africana originano spinte che provocano forti accumuli di
tensioni che sfociano dopo un certo periodo di carico in fratture della crosta.
I
terremoti quindi sono frequenti: numerosissimi quelli strumentali, frequenti quelli
avvertibili dalla popolazione, violenti quelli con cadenze più lunghe. Il terremoto del
28 dicembre 1908 fu catastrofico e il suo ipocentro fu individuato in mare, ad una
profondità tra i 10 e i 20 Km, e provocò un potente maremoto che interessò le coste
sicule e calabre.
Lo Stretto ha la forma di un imbuto con
una estremità sul Tirreno (larga poco più di 3 Km fra capo Peloro e Torre Cavallo in
Calabria e con una profondità minima di 72 m tra Ganzirri e punta Pezzo) e con l'altra
estremità sullo Jonio (larga 16 Km tra capo d'Alì e punta di Pellaro).
Poiché il fondo
marino digrada più dolcemente verso il Tirreno (raggiunge i 1000 metri nelle vicinanze
delle isole Eolie) e più ripidamente sul versante Ionico, (raggiunge subito gli oltre 800
metri in prossimità di Capo d'Armi e i 2000 al largo di Acireale), si generano, a
causa delle diversità di maree tra i due mari, dei movimenti di acqua imponenti con
travaso tra l'uno e l'altro mare quasi ogni 6 ore, in dipendenza delle fasi lunari.
La corrente
montante, che va da sud verso nord, è lenta, profonda e prolungata nel
tempo, mentre la corrente 'scendente'
, da nord a sud, è superficiale violenta e
turbolenta con velocità che superano i 12-14 Km/h.
Nel punto in cui le due correnti si
incontrano si generano gorghi e vortici, controcorrenti (refuli)
, zone di apparente
calma (surgimenti), rimescolamenti delle acque anche ascensionali, soprattutto
nell'area della sella sottomarina, che spesso portano a galla e allo spiaggiamento specie
abissali.
Le acque dello Jonio, grazie
anche ai movimenti in verticale, sono alquanto fredde e quando si travasano nel
Tirreno non hanno un immediato rimescolamento, anche per una diversa salinità, e
si distribuiscono a nord di Scilla con un lento movimento. Gran parte di questa
acqua si riversa successivamente, al prossimo scambio, nello stretto.
Le acque del Tirreno, normalmente sono più calde, perché superficiali, e quando
si riversano nello Jonio mitigano le temperature, specie dopo luglio e fino
all'inverno.
Le correnti più imponenti si hanno con
la luna piena e seguono le seguenti dinamiche, così come descritte nel sito
dell'Acquario di Messina
www.acquariomessina.it
"Corrente montante
Il “primo taglio” della corrente montante appare presso Pace, tre ore dopo il
passaggio, sup. o inf., della Luna sul meridiano di Capo Peloro. Questo taglio
si può distinguere a causa del colore più scuro delle acqua per via della
schiuma presente o per la presenza di materiali in sospensione; da Punta Pezzo,
intanto, la montante avanza verso C. Peloro, incontra la costa sicula e crea una
controcorrente costiera. A questo punto si origina il “secondo taglio” molto più
intenso che procede verso la costa calabra in direzione Torre Cavallo
raggiungendola in poco più di mezz’ora. Si originano così vortici e refoli.
Corrente scendente
La corrente scendente nasce con il primo taglio a Punta Pezzo otto ore dopo il
passaggio della Luna per il meridiano di C. Peloro. In meno di un’ora tocca la
spiaggia di S. Rainieri disperdendosi successivamente nello Ionio. Il secondo
taglio ha origine a Capo Peloro, raggiunge Punta Pezzo e qui si suddivide in tre
rami: il primo ramo arriva a S. Rainieri, il secondo ramo si spinge verso
Ganzirri e decorre lungo la costa raggiungendo l’Annunziata e ripiegando in
seguito su S. Rainieri (per questo tale zona è caratterizzata da un intenso
idrodinamismo). Il terzo ramo decorre lungo la costa calabra fino a Punta
Calamizzi dove si incontra con il primo ramo.
Anche le batimetrie più profonde sono interessate dal decorso di correnti.
Furono vari studiosi (Cortese e Platania) che se ne resero conto e che ne
evidenziarono l’intensità osservando la rottura dei cavi telefonici. Ma la prova
più sicura della presenza di tali correnti sottomarine fu fornita da Anastasio
Cocco e da Rafinesque che per primi testimoniarono il fenomeno grazie allo
spiaggiamento di fauna batifila lungo le coste dello Stretto.
Fenomeni idrodinamici interessanti sono inoltre i vortici e le “macchie oleose”.
I primi, presenti in molte aree dello Stretto, hanno la caratteristica di
ruotare in senso orario in località S. Rainieri e Pace ed in senso antiorario a
Ganzirri, Punta Pezzo e Annunziata. Le seconde sono delle zone di risalita di
acque calde dal fondo verso la superficie."
Corrende "scendente"
'Cola
ricorda un bastimento a vela che andando controvento, aveva impiegato oltre tre ore
per risalire lo stretto da Capo Alì verso Capo Faro; ma, quando l'imbarcazione,
giunta nei pressi di Messina, fu investita dalle violenti correnti scendenti
in meno di un'ora si ritrovò al largo di Capo dl'Armi, per ricominciare la risalita
Se ai più è noto,
come conseguenza di questi movimenti, l'insorgere di miti e leggende, vedi
Scilla e Cariddi, o la particolare cangianza del colore e dell'umore del mare, non è altrettanto
noto il fatto che lo Stretto, in passato e ancora oggi, è un particolare
sito scientifico
che offre la possibilità di studiare la fauna abissale che
spiaggia e quella marina in genere, tanto
che quasi tutti i pesci del mediterraneo sono stati segnalati.
Anche Jacques Piccard nel
maggio del 1979, in una campagna di studio sulla fattibilità del ponte sullo stretto,
ebbe a dichiarare che a seguito della sua esplorazione con un piccolo sottomarino, aveva
avvistato nello stretto flora e fauna, anche di notevoli dimensione, di sicuro interesse
scientifico.
Nello Stretto transitano pesci e mammiferi di ogni tipo, perciò la zona
marina è ricca di popolazione, ma il simbolo dello stretto è senz'altro il pescespada,
che viene pescato, con molta ritualità, sin dall'antichità (della pesca del pescespada
si hanno notizie da Omero, Polibio, Strabone, e Plinio il Vecchio)
www.colapisci.it
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