La placca africana e quella eurasiatica si
fronteggiano nei fondali dello stretto.
L’immane scontro
iniziato con la frantumazione di
Pangaea,
il macrocontinente formatosi per il moto di rotazione del globo e il
raffreddamento della crosta terrestre ha generato anche le due zolle
continentali che trovano terreno di scontro attraverso i fondali del mar
tirreno.
L’immane peso dell’intero continente africano a contatto con il continente
eurasiatico lo solleva e, nell’enorme attrito generato, le rocce africane si
fondono sotto i fondali del basso tirreno fuoriuscendo sotto forma di magma
fluido lungo le faglie che costeggiano la Sicilia settentrionale generando i
vulcani di Ustica,
Alicudi, Filicudi e dell’intero
arco eoliano.
L'intera catena vulcanica che
si innalza dai fondali del basso tirreno è stata originata dalla collisione tra
la crosta continentale calabro-sicula e la crosta ionica, di tipo oceanico.
I vulcani dell'arco
eoliano nacquero da profonde
fratture del fondo marino e solo dopo un lungo periodo di crescita sottomarina
alcuni di essi riuscirono ad emergere.
Da quel momento
fino ad oggi si riconoscono nella loro crescita quattro principali periodi di
attività eruttiva:
un primo
periodo (intorno a 1 milione di anni fa) in cui iniziò l'attività a
Filicudi;
un secondo
periodo (tra 430.000 e 200.000 anni fa) in cui proseguì la crescita di
Filicudi, si formò Panarea,
iniziò la crescita di Salina
e Lipari
e nacque Strombolicchio;
un terzo
periodo (tra 160.000 e 110.000 anni fa) in cui l'attività eruttiva fu
particolarmente intensa e continuò l'dificazione di Salina, Lipari e
Filicudi mentre si formarano Alicudi
e Vulcano;
un quarto
periodo (da 110.000 anni fa ad oggi) in cui si concluse l'edificazione di
Alicudi, continuò quella di Vulcano e crebbe
Stromboli.
Lo stretto di Messina fungendo quindi da cerniera attorno a questa
titanica battaglia tra continenti è disgregato in mille fratture che scorrendo
le une sulle altre assorbono lo spostamento del continente africano che si
immerge sotto l’eurasia.
Elaborazione da riprese
satellitari della NASA
L’accumulo di
questa tensione genera periodicamente bruschi assestamenti che rilasciando
energia producono onde sismiche che, rapidamente si trasmettono alla superficie
causando forti terremoti immediatamente risentiti nell’arco calabro-peloritano,
appunto a causa della superficialità delle faglie.
Ma questa è un’altra storia; la colonna sostenuta da Colapesce
è veramente crepata e questa incrinatura è, realmente, nell’immaginario atavico,
la frattura che genera i terremoti nell’area dello stretto.
Un modo per
aiutare Colapesce è saperne di più sul fenomeno e sulle
azioni di prevenzione da compiere per attutirne gli effetti.