Alberi gialli
Non è facile incontrare un
bel ventaglio ramificato di Gerardia savaglia quando ci si immerge in
Mediterraneo. L’opportunità è riservata a pochi fortunati che hanno la
possibilità di tuffarsi in alcuni luoghi non proprio a portata di pinne, sia per
la profondità che per la localizzazione.
A volte un singolo ramo di questa specie rappresenta un riferimento importante
per alcune località frequentate da subacquei e servite dai diving center. Il
tutto perché osservare una simile ramificazione rappresenta, in fin dei conti,
una esperienza interessante, un po’ per la dimensione che la colonia a volte può
raggiungere (superiore al metro e mezzo), un po’ per il suo aspetto arborescente
e per i singoli polipi piuttosto grandi, se paragonati a quelli di altri
celenterati che formano colonie simili, quali sono ad esempio le gorgonie.
Quando
nuoti, sott’acqua, in ambienti dove le gorgonie sono così numerose da sembrare
alberi di un bosco sommerso (come accade nello Stretto di Messina), trovarsi
davanti un ramo di Gerardia è come trovare
una pianta secolare in un bosco di piante giovani quando cammini in montagna;
“l’albero giallo”, la
Gerardia savaglia, si stacca dal resto con la sua imponenza, la
sua prorompente maestosità, la sinuosità delle curve che i singoli rami
percorrono dalla base della colonia nella strada verso gli apici.
Ma non confondiamoci: quando parlo di alberi gialli, scrivendo di piante e di
boschi sommersi non parlo di vegetali, come potrebbe sembrare, ma di animali,
incredibili piccoli animaletti chiamati polipi che hanno il vizio di vivere
insieme, come in un grande condominio, e formare colonie così numerose e dalla
struttura arborescente che ricorda moltissimo i vegetali delle terre emerse.
Trovandomi
a parlare di questo fantastico celenterato, sistematicamente collocato nella
classe Antozoi e sottoclasse
Esacoralli, non posso non raccontare una mia eccezionale esperienza
vissuta sott’acqua nel mitico mare dello Stretto di Messina, esattamente sulla
sponda Calabra ai piedi dell’imponente rupe di Scilla.
Qui, dove la scogliera è popolata da una densa varietà di celenterati e dove le
gorgonie sono abbondantissime (soprattutto gorgonie della specie
Paramuricea clavata), la
Gerardia savaglia è un incontro non
particolarmente difficile, a patto che ci si spinga al di sotto dei 40 metri di
profondità e si conoscano gli scogli giusti. Gli scogli di Scilla mi hanno
offerto la grande occasione di studiare da vicino le caratteristiche di
ramificazioni diverse, con varianti di colore e con singoli polipi differenti
nella morfologia.
Ma una cosa in particolare mi preme riferire, cioè il mio personale esperimento
iniziato per caso una decina d’anni fa è finito per mano
di uno scellerato che ha divelto il 90 % di quella colonia la cui nascita è
avvenuta per mia mano.
Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire cosa è successo.
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Durante una normale
immersione alla “montagna”, circumnavigando il bastione di roccia presente sui
fondali antistanti la rupe di Scilla alla sua base, come spesso mi capita di
fare, mi ritrovai su un pianoro di sabbia circondato da rocce di media
dimensione, ovviamente coperte da gorgonie.
Anche sul fondo vivevano e vivono ancora oggi belle gorgonie, che crescono
verticali usando piccole pietre come base. Casualmente mi capitò sotto gli occhi
un lembo di piccole dimensioni di Gerardia,
forse strappato a una vicina colonia da una rete da pesca o da un’ancora
maldestra.
Istintivamente raccolsi il piccolo rametto e andai ad incastrarlo alla base di
un bella Paramuricea tutta rossa, dove
qualche centimetro di nylon che tenevo nella tasca del gav mi tornò utile per
assicurare il rametto alla base della gorgonia. Sapendo della notevole velocità
di crescita della Gerardia e della sua
predilezione a sfruttare lo scheletro delle gorgonie per accrescersi, speravo in
una colonizzazione della gorgonia stessa.
I polipi della gerardia dopo circa sei mesi
dall’innesto alla base della gorgonia rossa. L’incrostazione della
gorgonia viva da parte della gerardia e
il suo avanzamento sono
davvero spettacolari e rapidi. |
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Non so se per un caso
fortuito o per altri motivi misteriosi, ma i polipi gialli dell’antozoo
riuscirono a coprire rapidamente la base della gorgonia e in una sequenza
ripetuta di immersioni iniziai a documentare quell’evento per me straordinario,
ma tutto sommato normale.
Passarono gli anni e i polipi della gorgonia pian piano indietreggiavano e
lasciavano il posto ai più grandi e voraci polipi della gerardia.
Fin quando il rosso della gorgonia non sparì completamente.
Il ramo di Gerardia a questo punto era competo: poteva continuare a
crescere e vivere a lungo.
Dopo un paio d’anni siamo al 50% della copertura.
I polipi della gorgonia rimagono vitali anche se confinati alle
estremità del ramo. |
Ulteriore progressione verso gli apici della colonia. |
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I
polipi della gerardia hanno raggiunto la vetta al centro della
gorgonia;
rimangono ancora pochi lembi da conquistare (son passati quasi sei
anni) |
Visione ravvicinata del confine di avanzamento
dei polipi di gerardia
su quelli della gorgonia rossa |
Quel ramo di
Gerardia savaglia per anni è stato un appuntamento fisso in
molte immersioni: ne ho seguito la crescita negli anni,
fotografandolo fino all’anno scorso. Quando avvenne il fattaccio: qualcuno lo ha divelto, di forza,
mettendo fine a una storia per me importante. Quel ramo giallo era diventato meta di molti pellegrinaggi in fondo
al mare e tanti subacquei avevano avuto il piacere di vedere il
falso corallo nero senza andare troppo in profondità.
Ma la storia non ha avuto un lieto fine.
Fortuna ha voluto che un pezzo della colonia e la sua base son
rimaste sul sito, ancorati al substrato, e c’è speranza che
l’animale si riprenda. Ma questa è un’altra storia… |
Il
ramo colonizzato completamente. |
Il ramo ha continuato a crescere anche dopo
la fine della colonizzazione
della gorgonia espandendosi in ogni direzione |
Il
lembo di gerardia rimasto dopo la triste vicenda raccontata nel
testo. |
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La
prima pubblicazione scientifica che trattò di questo raro celenterato risale al
1958, quando vi fu il primo rinvenimento in acque italiane (Golfo di Genova).
Una ricercatrice del dipartimento di biologia animale dell’Università di Torino,
a quel tempo, si domandò con intelligenza come mai la specie in questione,
termofila, non fosse stata ancora segnalata nei mari meridionali; ciò stimolò la
curiosità di qualcuno e portò alla scoperta di diverse colonie nel Golfo di
Napoli e in Sicilia.
Con il diffondersi dell’attività subacquea le segnalazioni aumentarono
progressivamente ed oggi si sa che la Gerardia
è presente in molti siti nel Mediterraneo; nello Stretto di Messina è
abbastanza diffusa, tanto da avermi dato la possibilità di osservarla,
fotografarla e studiarla con sistematicità, anche se i rinvenimenti sono da
considerarsi appannaggio esclusivo dei fondali compresi tra
Punta Pacì e Palmi,
ovvero nelle acque tirreniche calabresi all’ingresso nord del canale, e dei
fondali rocciosi di Capo Peloro in Sicilia (nei
dintorni del cosiddetto scalone).
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Ma la
Gerardia savaglia chi è in realtà?
Dal punto di vista
sistematico, volendola identificare come l’uomo è solito fare per dare un posto
a ciascuna specie nel grande regno dei viventi, la troviamo collocata nella
classe Antozoi, sottoclasse
Esacoralli, ordine
Zoantidei e famiglia Gerardidi.
Le
colonie arborescenti di questo splendido invertebrato possono raggiungere
(e superare in casi rari) il metro e mezzo di altezza, ma anche di larghezza.
L’esperienza
diretta in natura mi ha consentito di osservare (e documentare fotograficamente)
diversi “alberi gialli” con differenze sottili ma significative sulla
conformazione della colonia, sulla dimensione dei polipi, sul colore e sullo
spessore del fusto.
I polipi, grandi e carnosi, hanno un caratteristico colore giallo oro, più o
meno intenso, a volte tendente all’arancio e a volte di un giallo che sfuma
nell’arancio (in genere la base del polipo è arancio o rosa e sfuma nel giallo
della porzione apicale del polipo, dove si aprono i tentacoli), con frequente
puntinatura bruna (ma tutto ciò è apprezzabile solo a un’osservazione attenta e
ravvicinata.
Le dimensioni dei polipi sono davvero esagerate e possono arrivare a sfiorare i
tre centimetri di altezza. Dal notevole tronco principale si dipartono
solitamente due rami secondari e poi ulteriori rami terziari, con relative
ramificazioni collaterali minori. |
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La
Gerardia è diffusa in tutto il Mediterraneo o in zone isolate
dell’Atlantico orientale.
Celenterato dallo scheletro corneo di colore nero, cresce su fondali rocciosi,
duri o detritici, dai 20 ad oltre gli 80 mt di profondità.
Il giallo è il colore del
cenosarco, quel particolare tessuto che ricopre lo scheletro in cui si
innestano le radici dei polipi.
Sovente si sviluppa ricoprendo lo scheletro di gorgonie, siano esse vive o
morte, dove cresce molto velocemente, aumentando le sue dimensioni di 7/8 cm
l’anno (come ho potuto constatare personalmente con l’esperimento compiuto nel
mare di Scilla). E’ specie molto longeva (è stata calcolata l'età di una grande colonia intorno
ai 1800 anni) ed è oggi
protetta.
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A
tal proposito, volevo concludere ricordando una cosa importante:
questo bellissimo animale è stato scambiato per anni per corallo nero
e alcuni sono ancora convinti che lo scheletro, realmente nero, possa restare
inalterato una volta essiccato, rappresentando un incantevole souvenir del
Mediterraneo da esporre nella vetrina del proprio salotto.
In realtà le cose stanno in un altro modo e ogni prelievo è del tutto
ingiustificato: lo scheletro della Gerardia si sbriciola
rapidamente nel tempo e non ha valore alcuno.
Ecco perché mi ostino a
ripetere, senza mai stancarmi, che non c’è motivo di estirpare del fondo del
mare un animale così bello e longevo.
E poiché solo un subacqueo può essere responsabile di un simile atto vandalico,
esorto la comunità di “acquanauti mediterranei” a rispettare il proprio mare,
che è ancora vivo!
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Francesco
Turano
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