L’Altafiumara e la Costa Viola
Quando mi immergo nel mare
dello Stretto, quando davanti ai miei occhi il profilo dei Monti Peloritani (se
sono in Calabria) o quello delle pendici d’Aspromonte (se sono in Sicilia)
scompaiono per lasciare il posto al limpido ambiente sommerso di questo angolo
di Mediterraneo, tutto diventa diverso, la vita stessa sembra diversa.
Ospite di un mondo che non mi appartiene in quanto animale terrestre, mi godo,
per quanto posso, la magica atmosfera di un regno dove i pesci sono padroni,
dove gli uomini non esistono …
Quando scelgo di tuffarmi sul
versante tirrenico dello Stretto sono attratto fortemente da quel tratto di
litorale della Calabria che, con scogliere di origine franosa, si snoda tra
Torre Cavallo e Punta pacì.
Siamo ai piedi di un montagna nota come Monte Scrisi,
una bella montagna che si tuffa nel Tirreno separando le spiagge di Cannitello e
Porticello dalla spiaggia di Marina Grande di Scilla (con un'unica spiaggia a
metà strada in prossimità dello sbocco al mare del torrente San Gregorio).
Sott’acqua, gli scogli del primo tratto della Costa Viola creano un habitat
straordinariamente vivo e colorato, grazie al benevolo influsso delle correnti
pulsanti che si alternano di continuo cambiando marcia ogni sei ore.
A pochi metri dalla costa son
già cinquanta metri di profondità, quasi ovunque. I percorsi subacquei possibili
nei dintorni dei ruderi della fortezza di Torre Cavallo
sono molteplici e si dividono in facili e difficili.
Considero facili tutti quegli itinerari lungo costa entro i 20-25 m di
profondità; difficili quelli che invece prevedono l’assoluto utilizzo di una
barca, un barcaiolo di fiducia, e tanta esperienza per affrontare profondità e
correnti che, insieme, rendono spesso l’immersione impegnativa anche per i più
esperti (soprattutto se non abituati alle correnti…).
Se ci si immerge poco dopo la
foce del torrente Santa Trada, quindi quasi sotto
il Castello dell’Altafiumara, il fondale si
presenta inizialmente sabbioso ma, via via che ci si sposta verso la profondità,
diventa gradualmente vario, con dune e avvallamenti popolati inizialmente da
alghe multicolore e successivamente, a partire dai 35-40 metri di profondità, da
gorgonie bianche a candelabro e colorati alcionari (detti mano di morto).
Il paesaggio mediterraneo proposto da questo raro fondale è insolito: spazzato
quotidianamente dalle correnti, si presenta ricco di vita bentonica ma tutto è
di dimensioni modeste e ancorato tenacemente al substrato, tutto sembra fatto su
misura per resistere alla furia di una corrente che non scherza, una forza della
natura che un subacqueo dovrebbe sempre temere per non innalzare la soglia di
rischio durante un’immersione.
Questo
primo sito, che precede la punta di Torre Cavallo vera e propria, è poco
frequentato dai subacquei, solitamente alla ricerca di rocce grandi e spettacoli
molto vistosi.
Ma per chi sa osservare, la varietà di un ambiente come questo regala emozioni
senza pari.
Provate a immaginare un immenso tappeto ondulato cosparso di una moltitudine di
cose strane molto colorate: questo è il fondale dell’Altafiumara.
Un tappeto magico, oserei dire: dove la vita esplode e dove i pesci sembrano
quasi assenti per il loro strano comportamento adattato alle correnti.
Amo molto immergermi con un po’ di corrente, favorendone il flusso e procedendo
nella sua stessa direzione di marcia, coadiuvato da una barca che mi segue in
superficie.
Lo spettacolo è garantito: esaltante, forte, impressionante, incredibilmente
vivo.
Le castagnole si acquattano sul fondo e procedono lentamente controcorrente in
fila indiana, le alghe si lasciano dondolare freneticamente, il pesce di passo
nuota veloce, alcuni pesci più piccoli sembrano impazzire o gioire: è una festa.
La festa del mare e dello Stretto di Messina!
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