Aracnanthus, storia di un raro cerianto
Sono
passati molti anni da quando scovai per la prima volta uno dei celenterati
ancora oggi meno conosciuti del nostro mare.
Era il giugno del 1989 e sin da allora mi immergevo nelle acque antistanti il
lido di Reggio Calabria, la città dove vivo.
Avevo cominciato a frequentare i fondi mobili, quelli cioè con prevalenza di
sedimento fine (sabbia, fango o detrito), e mi piaceva l’idea di fotografare e studiare
gli animali dalle abitudini notturne.
I fondali dello stretto sono subito scoscesi e in men che non si dica ti ritrovi subito tra i 30 e i 40
metri di profondità, dove il mondo sommerso svela i suoi segreti a coloro che li
sanno apprezzare.
Ed io ho subito apprezzato l’opportunità che la città sullo stretto mi ha
offerto, immergendomi di continuo dopo il calar del sole.
Il celenterato oggetto
delle mie ricerche lo avvistai inizialmente sui dieci metri di profondità. Era
lì, tra i ciottoli di un fondale che frequentavo spesso, dove però prima non
avevo notato la sua presenza.
A quei tempi avevo da poco svelato i miei punti d’immersione agli amici dello
Scilla Diving Center i quali, senza perdere tempo, avevano accompagnato il
fotografo Roberto Rinaldi su tali fondali.
Immergendomi con loro all’inizio degli anni novanta, ebbi modo di mostrargli
tutte quelle strane creature che avevo scoperto e in poco tempo celenterati come
pennatule, rari cerianti e attinie illustri come l’Alicia mirabilis
finirono sulle pagine delle riviste del settore.
Ma torniamo al protagonista della nostra storia: l’aracnanto notturno.
Anni addietro il prof. Bini aveva classificato un animale simile come
ceriantario sconosciuto, ma le foto di Enrico Gargiulo, appassionato di
fotografia subacquea e biologia marina, lo avevano portato alla ribalta verso la
fine degli anni 60, per la precisione nel 1969, quando una immagine del raro
celenterato consentì al fotografo di vincere la Stella d’Oro all’ottavo Premio
Sarra, nella categoria “scienza”.
L’animale era già stato oggetto di studi nel 1891; il biologo Paul Cerfontaine lo aveva descritto
nel “Bullettins de l’Academie Royale des Sciences” chiamandolo
Cerianthus oligopodus; Cerfontaine ne
descrisse l’habitat e le dimensioni in una successiva pubblicazione, dicendo di
una sua distribuzione tra 1 e 6 m di profondità tra i rizomi delle posidonie o
nella sabbia, con dimensioni degli esemplari variabili da 1 ad 8 cm; ma
Cerfontaine non era un subacqueo.
Gargiulo fotografa l’Aracnanthus a Sorrento, su fondali sabbiosi ed esclusivamente di notte, ma le indicazioni da
lui fornite parlano di un animale che si rinviene tra i 10 e i 50 metri di
profondità, alto anche 40 cm, con tentacoli bianchi a strisce brune, tentacoli
che si ritirano a formare dei viticci se molestati, con successiva chiusura
completa dell’animale in caso di disturbo eccessivo.
Simultaneamente alle foto di Gargiulo il biologo e subacqueo Hajo Schmidt,
dell’istituto di zoologia dell’Università di Heidelberg, lo incontra nelle acque
di Palermo, sempre di notte, a circa 50 m di profondità, riuscendo a
fotografarlo ed a prelevarne mezzo esemplare per iniziare gli studi.
Nei primi anni 70 lo stesso Hajo ne rinviene una specie simile in Mar Rosso, su segnalazione di un
subacqueo locale. Per puro caso, grazie alle pagine di una rivista come Mondo
Sommerso, il professore scopre poi le foto di Enrico Gergiulo, e questo porta ad
un incontro tra i due che sfocia in una nuova serie di immersioni e ricerche
nelle acque di Sorrento. Sempre su Mondo Sommerso appare poi un articolo, a
firma di Enrico e Rosaria Gargiulo, che riporta tutte le notizie di cui sopra
sul raro cerianto, una specie che, nonostante l’ormai avvenuta classificazione,
rimane rara e destinata ad essere osservata da pochi fortunati subacquei. Tra
questi un altro sub di Sorrento, Virgilio Liguori, anche lui fotografo e
appassionatissimo di biologia marina, fotografa e documenta la vita del cerianto
notturno a Sorrento.
Personalmente, dopo aver conosciuto l’Aracnanthus nel 1989 e dopo averlo fotografato a dovere in diverse
situazioni, studiandone il comportamento e le abitudini alimentari, conosco
Virgilio Liguori e, sapendo ormai molte cose su questo strano animale, lo
informo delle mie esperienze.
Inizialmente Virgilio è incredulo e mi dice che sicuramente mi sbaglio visto
che, a suo avviso, l’animale è oramai irreperibile (siamo alla metà degli anni
90 e lui si riferisce al mare di Sorrento).
Le acque dello Stretto di Messina dimostrano però che l’Aracnanthus oligopodus
non solo non è scomparso ma è persino molto ben rappresentato
sui fondali sabbiosi, detritici e fangosi, da circa 10 m fino a quasi 60 m di
profondità; tra l’altro vi sono luoghi
dove è possibile vederne anche venti o trenta esemplari in una sola immersione notturna.
La grande abbondanza di un cerianto in genere raro, ma addirittura comune nelle
acque dello stretto, mi consente di studiare attentamente sul campo l’animale,
senza sezionarlo su un tavolo di laboratorio.
Le osservazioni in natura mi portano ad una descrizione soddisfacente della
specie, anche se il mio approccio è si rigoroso, ma pur sempre legato a ciò che
vedo, ad osservazioni pratiche ripetute nel tempo.
Con corpo bianco traslucido, racchiuso in una sottile guaina con del sedimento che vi aderisce
alla base, l’aracnanto vive sepolto nel sedimento, fuoriuscendo con il suo esile corpo
gelatinoso solo di notte.
Questo si presenta semitrasparente, con striature longitudinali e colorito
biancastro con sfumature rosate.
La corona di tentacoli è regolare, ed ogni
tentacolo è lungo e sottile sulla seconda fila, breve e appena visibile nella
prima fila (intorno alla bocca). Delle due file di tentacoli, quindi, i più
lunghi sono bianchi con bande bruno rossiccie e sono particolarmente sensibili:
una vibrazione può causarne l’istantanea chiusura, un urto fa ritirare l’intero
animale sottoterra.
La sensibilità sembra legata alla abitudini alimentari, che
consistono nella cattura di piccoli crostacei e altri invertebrati trasportati
dalla corrente. Le prede vengono convogliate verso la bocca con rapidi movimenti
e inglobate rapidamente.
L’aracnanto predilige ambienti con fondali sabbiosi, fangosi e detritici, in zone mediamente profonde
ed esposte a correnti di una certa intensità. In
Mediterraneo lo si trova con una certa difficoltà, a meno che non ci si immerga
nelle acque meridionali dello Stretto di Messina, dove la sua rarità viene meno.
Incontrare e fotografare questo animale non è molto semplice. Sono richiesti una
buona esperienza nelle immersioni notturne, una certa confidenza con correnti a
volte sostenute e un occhio allenato nell’individuazione della specie, che si
mimetizza a dovere col fondale circostante.
Ma la cosa più importante è la conoscenza di quei siti sommersi dove la specie è
localizzata, oltre alla tecnica oculata nell'approccio: ci si deve infatti
avvicinare con molta cautela per non indurre il delicato cerianto a ritirarsi
istantaneamente sotto terra.
|