Bagnara
Calabra
Immersioni in Costa Viola
Calabria: terra selvaggia,
mare intrigante.
Dove il turismo è ancora giovane e il mare prodigo di sorprese per quei pochi
amanti di pace, silenzio e avventura, senza il condimento della vita mondana,
esiste un luogo dove la natura è ancora protagonista.
Siamo a
Bagnara Calabra, antico borgo di pescatori, dove lavora un diving
un po’ fuori dagli schemi, per pochi appassionati; un centro immersioni che non
accetta gruppi numerosi e che è alimentato dalla grinta di chi il mare lo
conosce sul serio, specialmente quando si parla di Mediterraneo.
Gestito da Dario Viccari, mio amico fraterno e sommozzatore di professione,
oltre che dal sottoscritto, che segue i fotografi e gli appassionati di biologia
marina, il Bagnara Diving Center sorge alle porte della
Costa Viola,
l’angolo più affascinante del Mediterraneo calabrese insieme a Scilla e lo
Stretto di Messina.
Usciti
dalla nostra sede, affacciata sulla spiaggia a ridosso del porticciolo, prima
dell’inizio delle pareti costiere che poi proseguono fino a Palmi, si incontra
il
promontorio di Gramà, il primo dopo lo sperone roccioso di
Capo
Rocchi; qui ha inizio un tratto di costa calabra unico nell’intera regione.
Impenetrabile se non via mare e percorribile solo in quota, a piedi, tra i
quattro e i cinquecento metri s.l.m., in cima all’orlo di un salto verso quel
blu cobalto di un mare subito profondo, il ripido profilo di questa selvaggia
costa granitica si snoda con speroni e cale fino a raggiungere la
Marinella di Palmi, in un
susseguirsi di interessanti punti d’immersione.
La punta di
Capo Rocchi, sormontata da un’antica torre costiera per l’avvistamento in mare e
la difesa delle coste dalle incursioni turche nei tempi che furono, cade su
un fondale di una decina di metri, formando pareti e antri di varia natura.
Spostandosi di poco verso il mare aperto una franata ci conduce rapidamente verso i –40/45 m.
Già
questo può essere considerato un primo punto per un’interessante immersione; la
roccia è popolata da moltissimi tunicati e poriferi, tra i quali risaltano i
candelabri arancioni delle
axinelle,
splendide spugne dalla
struttura arborescente.
Piccole cavità ospitano
perchie
e
sciarrani
mentre nuvole di
anthias
arricchiscono un ambiente dove il pesce non è particolarmente abbondante, poiché
trasferito sui vicinissimi fondali del porto; questi offrono infatti un
labirinto di passaggi e tane, creati dalla scogliera artificiale, e sono sicuri
rifugi per la fauna del luogo.
E’ interessante notare la presenza, soprattutto nel periodo estivo, di tante
piccole
cernie
giovani, nascoste tra i sassi della massicciata costiera.
Subito
dopo il promontorio sormontato dalla torre si apre una baia che oggi ospita il
porto peschereccio.
Segue la prima punta di quel tratto di litorale
impenetrabile, lo
sperone di
Gramà,
con le sue pareti, le sue grotte e, soprattutto, le sue maestose secche.
Il
promontorio, punto di riferimento per la nostra immersione, cade a picco in un
mare scuro, caratterizzato da
fondali subito impegnativi da cui si staccano imponenti guglie
che svettano verso la superficie,
completamente
ricoperte
di
gorgonie rosse,
spugne
arancioni
e grappoli di
tunicati
trasparenti.
Procedendo verso nord e lasciandoci la prima guglia alle spalle, molti altri
bastioni rocciosi offrono grandi cadute di roccia verso la sabbia, presente tra
i 55 e i 65 metri di profondità; il tutto crea ambienti così densamente popolati
da lasciare col fiato sospeso!
Alla base
della secca, intorno ai 40 metri, vivono fitte le
paramuricee rosse,
miste a grandi ventagli di eunicelle
(sia E.singularis
sia E.cavolinii);
il rosso e il bianco delle due specie di gorgonie si alternano all’arancio delle
splendide spugne a candelabro.
Le gorgonie offrono poi ospitalità a ricchi grappoli di
claveline
trasparenti e a molti tipi di briozoi.
Non è raro incontrare grandi cernie
ed eleganti corvine
e, a debita distanza, si potranno osservare anche splendidi
sparidi,
come saraghi,
dentici
e orate.
Il rosso cupo delle gorgonie tende e mettere in risalto il giallo chiaro delle
ramificazioni di Gerardia savaglia,
anche qui presente con grandi ventagli.
Punto di
riferimento per l’inizio di un itinerario subacqueo sulla
secca di Gramà
è una grande ancora che giace ai piedi della prima dorsale di roccia,
intorno ai 35 metri di profondità.
L’immersione, piuttosto impegnativa, prevede il rientro al punto di ancoraggio
dopo il periplo delle due imponenti dorsali che segnano il versante sud della
secca, motivo per cui è opportuno conoscere precisi riferimenti sul fondo per
l’itinerario da seguire.
Le profondità oscillano in media tra i 40 e i 60 metri,
ma si può seguire un percorso più semplice tra i 30 e i 40 metri, vedendo già
moltissime delle meraviglie che questo posto sa offrire.
Per una
seconda immersione giornaliera si può optare per le
pareti di Gramà
e la perlustrazione dei numerosi anfratti che si aprono alla loro base (tra i 13
e i 18 m. Sotto il pelo dell’acqua è tutta una festa di colori per l’esagerata
presenza di madrepore arancioni
e stelle rosse,
forme di vita che decorano una roccia granitica ora scura per la presenza di
alghe brune, ora chiara e liscia come un bel marmo.
Il fascino di una parete che sprofonda è aumentato dalla presenza di una
moltitudine di castagnole
e boghe,
giovani muggini
e piccole salpe;
tutti in gruppi numerosi e sempre pronti a danzare sotto un sole che al mattino
si affaccia dall’alto della costa e lascia penetrare i suoi raggi attraverso la
superficie, creando quel fantastico effetto che molti fotosub amano sfruttare
per esaltare l’impatto delle loro immagini in campo lungo.
Poco distanti
dalla parete, nuvole di argentee occhiate sembrano prendere il sole, quasi ferme
sotto il pelo dell’acqua.
Il fondale sul quale va a poggiare il promontorio si
presenta a tratti sabbioso e a tratti detritico o pietroso.
Il sole inizia a
lambire il fondale nella tarda mattinata e l’ombra duratura garantisce
l’ambiente ideale a molte specie sciafile (poco tolleranti la luce),
caratteristica, questa, favorita dalla presenza di al alcune cavità.
L’oscurità
delle grotte offre ospitalità a granchi e
gamberi mentre sul fondale sabbioso,
all’ingresso delle grotte, si trovano alcuni
spirografi.
Molte le
spugne presenti in parete, di specie diversa secondo la profondità e
l’esposizione alla luce.
Tra i pesci stanziali ci sono poi piccoli serranidi,
come perchie e
sciarrani,
labridi come
tordi e
donzelle e qualche
cernia bruna,
presente con giovani esemplari che sfruttano tane sicure e particolarmente
celate.
Ai piedi della rupe di Gramà, in particolare, c’è una grotta
piuttosto suggestiva sia per la morfologia che per la notevole popolazione
bentonica che ricopre a tappeto le pareti in ombra e al buio.
Visitarla sarà
semplice e divertente e sono garantite forti emozioni per gli appassionati
biologi o i fotografi dediti alla macro, in considerazione della grande biodiversità.
Quando
parliamo di Bagnara e delle immersioni in
Costa Viola
non possiamo non citare
due monoliti isolati, posti rispettivamente a destra e a manca di Capo Rocchi, a
quote decisamente impegnative.
Per i subacquei più esperti esiste la possibilità
di visitare questi siti e immergersi in quel Mediterraneo che fa sognare in
tutti i sensi, ma sono necessarie adeguate condizioni meteo e periodi con scarse
correnti, visto che qui a Bagnara esiste ancora l’influenza delle correnti dello
Stretto, anche forti (specie con novilunio e plenilunio).
Come si evince
dalle mappe, i grandi panettoni di roccia di cui sto parlando sono la cosiddetta
pietra grande e la torre del porto.
La pietra
grande è, come dice il nome, un unico grande blocco di roccia, isolato su un
fondale di ghiaia, che visto in sezione mostra la sua principale
caratteristica: la grande e ampia rientranza posta alla base, rivolta verso il
mare aperto e tutta in ombra, con le sue anfrattuosità e le sua tane
impenetrabili.
Siamo tra i 52 e i 62 metri di profondità, in un luogo che è
regno incontrastato di grandi cernie solitarie.
Ma la profondità e l’ombra della
roccia che ci sovrasta, oltre alla temperatura dell’acqua non invitante, sono
fattori che giocano un ruolo importante nella gestione di un tuffo molto
impegnativo e mirato all’incontro con la fauna stanziale di una zona piuttosto
circoscritta.
La torre del porto è invece un bel panettone gigante, anch’esso
poggiato sulla ghia tra i 50 e i 65 metri di profondità, ma questa volta con
pareti lisce e poco fessurate, senza nulla di particolare alla sua base, ma con
un cappello avvolto da fitte e lussureggianti paramuricee.
Qui gli anthias sono
davvero numerosi e belli e in tutta tranquillità si può fare un giro intorno al
sommo (-42 m) senza superare i 48/50 m di quota. L’immersione è sempre da
considerarsi impegnativa, ma il percorso è in un certo senso semplice e la luce
tantissima…
E per finire
la nostra breve panoramica (ci sarebbe da scrivere a lungo…) su alcune tra le
immersioni più belle di questo mare concludo con pochi cenni a quella che
chiamavano un tempo grotta delle
corvine, posta a breve distanza dalle
pareti costiere a una profondità di circa 30 metri.
Si tratta in realtà di un
antro passante, una galleria per intenderci, con ramificazioni e budelli
laterali densamente popolati da una ricchissima vita incrostante e con tane a
volte abitate da cernie e, più spesso, murene.
Sornioni scorfani rossi e
maestosi saraghi maggiori sono incontri frequenti se proviamo a fare un tuffo di
notte.
Il buio ci aiuterà a scoprire i segreti di un mare ancora vivo ma dove il
pesce, abituato ormai alla presenza dell’uomo pescatore, sarà quasi invisibile
di giorno (ma non assente) e non ci consentirà di apprezzarne la presenza a
dovere.
All’uscita della grotta, che un tempo ospitava popolamenti di eleganti
corvine, una parete precipita nel blu coperta da grandi ventagli di
paramuricee
tappezzate dalle claveline.
Che sballo ragazzi! Non lasciatevi tentare: è tutta
un’altra immersione.
Se decidiamo di perlustrare la grotta, conviene risalire e
dedicarsi all’esplorazione di un’altra grotta che si apre ai piedi di una parete
poco distante, a quote modeste che ci serviranno per smaltire parzialmente la
modesta decompressione necessaria per questa immersione. Un tuffo a parte sarà
poi dedicato, in un altro momento, alla parete delle gorgonie.
Ma qui a
Bagnara è tutto un susseguirsi di pareti con gorgonie, anfratti e pinnacoli che
svettano verso la superficie; tanto da non sapere mai cosa scegliere e cosa
vedere, tanto da non riuscire mai a smettere di frequentare un mare che, ogni
volta, può regalarti emozioni sempre diverse anche e solo tornando di
continuo negli stessi posti.
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