Gorgonie
Nel
1986, quando iniziai a immergermi con le bombole dopo un lungo rodaggio da
apneista (durato
più di dieci anni), mi ritrovai a sostare, senza rendermene conto più di tanto,
alla stazione di ricarica a.r.a. in attesa che mi venissero riempite quelle
bottiglie d’acciaio che mi avrebbero poi consentito di restare immerso a godere
degli spettacoli naturali che il Mediterraneo poteva offrirmi.
Le attese con il suono del compressore furono presto interrotte da una serie di
chiacchierate con altri subacquei; parlando del più e del meno, scoprii di avere
a disposizione ambienti e fondali molto più belli e interessanti di quanto
all’epoca potessi immaginare, proprio vicino casa.
Lo stesso titolare della stazione di ricarica, poi diventato un amico, mi
suggerì il percorso da seguire per avvicinarmi a un imponente bastione di roccia
alto più di venti metri, poggiato sul fondale di Scilla proprio di fronte la
rupe con sopra il suo castello.
L’immersione mi avrebbe condotto alla scoperta delle famose
gorgonie che, da novello fotosub, dovevo ancora
conoscere.
Ansioso di vedere quello che
veniva definito dai pescatori subacquei il “dente di cane”,
una roccia il cui profilo appuntito ricorda appunto il molare di un cane, con
poche immersioni sulle spalle ma con grande esperienza in apnea ed acquaticità
oltre misura, mi preparai ad affrontare questa nuova avventura, da solo.
Ricordo
ancora molto bene la scena che mi si presentò davanti agli occhi quando,
superata la franata di roccia e seguendo il pendio ciottoloso a una profondità
di una trentina di metri o poco più, incominciò a prender forma di fronte a me,
quasi a sbarrarmi la strada, la massa scura della piramide granitica di cui
tanto avevo sentito parlare.
I contorni della secca, man mano che mi avvicinavo curioso ed eccitato,
diventavano via via meno sfocati e un po’ alla volta cominciai a capire che la
superficie di quella montagna sommersa era completamente colonizzata da tutta
una serie di invertebrati colorati, con prevalenza di gorgonie.
Finalmente, a tu per tu con le pareti verticali della guglia, alta più di venti
metri, eccomi avvolto dai colori sgargianti delle ramificazioni di
Paramuricea clavata,
la più bella gorgonia del Mediterraneo, abbondantissima al punto da non
lasciare quasi spazi vuoti di substrato.
Gorgonie, piccole e grandi, rosse e gialle, bicolore e monocolore, gorgonie
ovunque, a perdita d’occhio; e con i polipi aperti, in tutto il loro splendore.
Era la mia prima volta al cospetto di quei celenterati, invertebrati che rendono
affascinanti i fondali mediterranei più di molte altre forme di vita,
celenterati coloniali le cui forme ramificate e i cui colori avevo visto, fino a
quel momento, solo su libri e riviste; quegli animali così spettacolari da
cambiare l’aspetto del fondo marino e talmente belli e fotogenici da essere da
sempre la gioia di ogni fotografo subacqueo.
Che emozione intensa, mi sentivo in paradiso!
Il colore dominante, il
giallo, non è abituale per questa specie di gorgonia, solitamente rossa. Ma a
Scilla domina, al punto che, tra la notevole visibilità e il bagliore dei rami
gialli, a quaranta metri sembra quasi di trovarsi a venti…
Tra
le gorgonie del Mediterraneo la Paramuricea
è sicuramente la più bella, la più appariscente e anche la più grande.
Le colonie di polipi che formano la sua struttura sono disposte su un solo piano
e vanno a formare ramificazioni che possono raggiungere e in casi rari superare
il metro di altezza.
Il colore dominante della specie è il rosso carminio
con tendenza occasionale al violetto, ma in alcuni
luoghi del Mediterraneo, come accennavo, le estremità di alcune ramificazioni
assumono una colorazione gialla molto intensa, con
il risultato che la gorgonia si presenta praticamente bicolore o, come accade
all’imboccatura nord dello Stretto di Messina (Scilla), del tutto gialla.
Alcuni studi, al riguardo, hanno dimostrato che le popolazioni di gorgonie del
centro-nord sono esclusivamente rosse, mentre nelle acque centro meridionali si
hanno diverse popolazioni con sfumature gialle; oltre che a Scilla si trovano
infatti gorgonie bicolore, rosse e gialle, sia in Puglia, alle Isole Tremiti,
che presso la parete esterna dell’Isola di Dino, ancora una volta in Calabria.
Un caso particolarmente raro, poi, è quello della gorgonia rossa con polipi
bianchi: esemplari unici e molto spettacolari, che sinceramente ho visto solo un
paio di vote da quando mi immergo.
Le Paramuricee ricoprono le rocce del fondo a partire di solito dai –20 m
di profondità, anche se ciò è strettamente legato alla limpidezza dell’acqua:
una maggiore trasparenza e, quindi, una maggiore penetrazione della luce in
profondità, costringe questi animali, tipicamente
sciafili (amanti cioè della penombra), a colonizzare gli ambienti
rocciosi a profondità superiori ai 28-30 metri. Per nutrirsi, catturando con i
polipi ben aperti le particelle alimentari che vagano nell’acqua, le gorgonie
si dispongono sempre perpendicolarmente al flusso principale della corrente.
Nelle zone prossime alla
superficie, dove predominano correnti verticali, si dispongono pertanto
parallelamente alla superficie; viceversa nelle zone più profonde, dove le
correnti sono prevalentemente orizzontali, la loro disposizione sarà invece
perpendicolare alla superficie del mare. Questa regola non è priva di eccezioni;
poiché la loro disposizione è strettamente legata alle correnti, potrà
certamente variare se sul fondo la corrente incontra ostacoli di varia natura
che ne modificano l’andamento. La crescita di una ramificazione è legata alla
quantità di nutrienti presenti in un determinato luogo e all’ambiente, più o
meno dinamico.
E’
stato calcolato che la crescita media di una gorgonia si aggira intorno ai 3
cm all’anno; bisogna però aggiungere che nei luoghi dove le correnti sono
deboli si trovano ramificazioni più grandi (splendidi ventagli) e concentrazioni
per metro quadro di fondale non particolarmente elevate, mentre nei luoghi dove
il dinamismo è notevole si hanno in genere ventagli più bassi e larghi, anche se
molto più fitti (veri e propri boschi).
La struttura ramificata della gorgonia costituisce inoltre un valido punto di
appoggio per molti altri tipi di organismi marini.
Tra questi ricordiamo i fitti grappoli di tunicati, con prevalenza di
Clavelina lepadifromis, o celenterati
invasivi come il Pareritropodium coralloides,
che si impossessa, come fa anche la Gerardia savaglia,
di parti dello scheletro della gorgonia. Occasionalmente capita poi di trovare
sulla gorgonia molluschi come la Pteria hirundo
ed echinodermi molto poco frequenti come lo splendido
Astrospartus.
Osservare una scogliera densamente popolata da questi animali è uno spettacolo
senza eguali in tutto il Mediterraneo, vuoi per i cromatismi, vuoi per
l’eccezionale biodiversità dell’ambiente creato, un vero e proprio bosco
sommerso tra i cui rami vivono pesci e invertebrati d’ogni specie.
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