Colapisci
L'uomo che diventa pesce per scelta  o  per  necessità
Il tuffatore dello Stretto
 

Francesco Turano ci narra le meraviglie dello stretto


Bernardo, il paguro eremita

 

 

Recentemente ho letto di uno studio importante condotto su un crostaceo che tanto mi sta a cuore per la sua simpatia e la sua fedele presenza in moltissime immersioni. Il crostaceo è il paguro bernardo (nome generico che però è attribuibile ad almeno 4 specie: Dardanus calidus, Dardanus arrosor,  Pagurus bernhardus e Paguristes eremita) e la ricerca, svolta da un gruppo di ricercatori dell’università di Playmouth, guidati da Mark Briffa, ha indagato sulle attitudini caratteriali di questa specie.
Lo studio e’ durato sei mesi, durante i quali sono state esaminate le reazioni dei paguri di fronte a stimoli inusuali. In pratica, si è misurato il coraggio di diversi individui, con risultati sorprendenti: i paguri dimostrano infatti una buona varietà di attitudine tra animali che, pur avendo un sistema nervoso definito “primitivo”, riescono a sviluppare comportamenti personali.
Sono state evidenziate differenze tra popolazioni di paguri cresciute in diverse località e pare che ci sia una predisposizione all’apprendimento, una sorta di cultura locale.

Durante un’immersione notturna capitava spesso di trovare l’amico Bernardo con la sua conchiglia e la sua nutrita collezione di attinie da portare a spasso.
Oggi, anche se con meno frequenza, il paguro è ancora uno dei crostacei maggiormente diffusi e la sua simbiosi con l’attinia lo rende uno dei personaggi del mare forse più noti, insieme al cavalluccio, il delfino e la stella marina (gli animali del mare che conosciamo per primi sui libri di scuola).
Sott’acqua, il paguro è una specie molto interessante da osservare e, per capire qualcosa su di lui, è necessario immergersi di notte.
Di giorno infatti ama riparasi entro cavità e anfratti al riparo dalla luce ed è poco disponibile all’approccio.
Centinaia sono le specie di paguri esistenti, ma Bernardo rimane il paguro per eccellenza, il degno rappresentante di una grande famiglia.
A differenza dei cugini gamberi e dei granchi, presenta un addome molle e deve ricorrere all’uso di una conchiglia abbandonata sul fondo in seguito alla morte di un mollusco per proteggere la parte posteriore del suo corpo da eventuali malintenzionati.
Con la crescita quindi, il paguro deve mettere in conto sia la muta, che deve fare come tutti i crostacei, sia il cambio progressivo di conchiglia, che deve essere sempre più grande e proporzionata alle dimensioni dell’animale.
L’addome presenta appendici rudimentali adattate all’aggancio alla conchiglia nella quale il paguro vive.

La scelta della conchiglia, per il paguro, è molto importante.
Ho inserito più volte dei paguri in acquario, offrendo loro alcune conchiglie vuote, per osservare il criterio di scelta adottato.
La leggerezza della conchiglia è sempre un parametro che considerano con cautela, visto che le conchiglie più sottili sono più facili da trasportare, nonostante siano anche più facili da frantumare da parte di un eventuale predatore.
Sono frequenti i casi in cui i paguri ricoprono la propria "casa" con strutture mimetiche o difensive, come spugne o celenterati, e l’esempio più frequente è proprio la simbiosi, molto nota, con l’attinia Calliactis parasitica.
La convivenza tra queste due specie diverse, il paguro e l’attinia, è un particolare tipo di scambio (protocooperazione) che assicura vantaggi e benefici ad entrambi: le cellule urticanti dell’attinia offrono protezione al paguro da eventuali nemici mentre l’attinia ottiene avanzi di cibo, dispersi in acqua dal crostaceo durante il pasto, ed ha la garanzia di spostamenti frequenti da un luogo all’altro grazie alla locomozione attiva del paguro stesso.
La Calliactis parasitiaca ha la pareti del corpo bruno scuro o verdastro, con fasce verticali più chiare e corona di tentacoli generalmente grigio chiaro o bianco, ma anche giallastra, arancione o rosa.
L’attinia, se disturbata, emette le aconzie (quei caratteristici filamenti bianchi) urticanti. Come fiori decorativi, le attinie dividono lo spazio disponibile sulla conchiglia pagurata conferendo un aspetto insolito e molto bello all’animale visto nel suo insieme.
 
Quando il paguro cambia conchiglia vi trasferisce piano piano le sue attinie, una alla volta, con cura e dedizione: un vero lavoraccio! Se osserviamo un paguro di discrete dimensioni nel suo ambiente, di notte, mentre si muove intento nella caccia, lo vedremo in tutto il suo splendore trasportare con disinvoltura la sua pesante abitazione, sormontata dalle attinie. Queste ultime, in numero variabile da una a quattro o cinque (in casi rari anche di più, si presentano eleganti, come pennacchi fioriti, e quando sono anche di diversi colori il risultato finale è  una combinazione fantastica.

 

Esistono due famiglie di paguri: i Diogenidi, con chele uguali o più sviluppata quella sinistra, e i Paguridi, con chela destra più grande.

Esaminiamo le specie più diffuse nel nostro Mediterraneo, cioè quelle che possiamo incontrare sott’acqua con un po’ di fortuna e un pizzico di attenzione.


 

 

Il Dardanus calidus, è il nostro amico Bernardo più conosciuto e il più grande di tutti (carapace fino a 6 cm e oltre); sul rosso di fondo del suo corpo distingueremo alcune sfumature giallastre e una fitta peluria gialla, oltre ad un paio di striature bianche sui peduncoli oculari, alla cui estremità gli occhi neri ed espressivi (forse l’espressione è una mia fantasia), molto mobili, mi consentono di cogliere gli sguardi curiosi del più simpatico tra i crostacei.
La chela sinistra è la più grande e robusta e i suoi movimenti sono frenetici tanto che il paguro sembra avere sempre da fare (in acquario è capace di smontare tutto quello che trova…).
Bernardo vive bene a tutte le profondità, da pochi metri fino ad oltre 500, con preferenza per i fondi rocciosi e detritici.

 

 

In notturna sui fondi mobili dello Stretto di Messina, mi è capitato di incontrare saltuariamente anche un piccolo paguro che non supera i 2 cm, di colore rosso intenso.
Si tratta di Paguristes eremita, con occhi sono azzurro pallido e peduncoli oculari giallo-arancio. Si rinviene spesso su fondi molli, dove occupa conchiglie ricoperte da spugne o da celenterati.
Le spugne appartengono per lo più al genere Suberites e, poiché sono in grado di sciogliere i carbonati, è possibile trovare degli esemplari di questo paguro che vivono ospitati ormai unicamente dalla spugna.
 

 


Clibanarius erythropus - Foto di Andrew Butko in wikimedia.org

 

Molto frequente, specie sui fondi misti con prevalenza di diversi tipi di detrito che tanto frequento durante le mie notturne, è invece il Clibanarius erythropus, un paguro marroncino o verdastro, con macchie azzurre sui chelipedi e con pereiopodi striati di rosso, blu o bianco.
I peduncoli oculari sono arancioni o rossi e gli occhi spesso chiari, quasi celesti.
La caratteristica di questa piccola specie è la colorazione scura sulla quale risaltano i peduncoli arancioni, che osservati da vicino rendono la specie certamente degna di essere fotografata nel dettaglio.
 

 

Diogenes pugilator - Photograph by Hans Hillewaert  in wikimedia.org

 

Diogenes pugilator, tipico di fondali sabbiosi, presenta invece un colore molto simile alla sabbia e chelipedi asimmetrici, con il sinistro più grosso del destro, più sviluppato nel maschi rispetto alla femmina.
Tale arto è utilizzato dai maschi soprattutto durante il periodo riproduttivo, per difendere la femmina conquistata; simultaneamente, la femmina è trattenuta per la conchiglia con l’altra chela, la più piccola, e sovente capita di osservare una buffa situazione in natura: lo spettacolo è assicurato, e la fuga del maschio con la femmina “alla mano” è qualcosa di indescrivibile.
Questi piccoli paguri trascorrono molto tempo sotto la sabbia, filtrando acqua continuamente, sia per ossigenare le branchie sia per raccogliere alimenti vaganti in sospensione; questa specie predilige conchiglie di molluschi di piccole dimensioni e ho notato con frequenza conchiglie di Naticarius, che sembra vadano a genio al paguro, anche se la scelta della conchiglia spazia comunque tra molte altre tipologie, di dimensioni comunque proporzionate all’addome del crostaceo.

 

 

Un altro piccolo paguro, ma di un colore rosso intenso, è il Calcinus tubularis, anche lui con chelipede sinistro più grosso del destro, e con peduncoli oculari rossi molto lunghi.

È possibile incontrarlo soprattutto lungo le pareti rocciose, affacciato da tubi vuoti di vermetidi o serpulidi.
In genere sono le femmine a condurre vita sedentaria, stanziali dentro i tubi degli anellidi, mentre i maschi vagano all’interno di conchiglie piccolissime.
Rari d’inverno e frequenti d’estate, pare che compiano migrazioni verticali stagionali.
 

 

Un’altra specie che vive in simbiosi con un’attinia, anche se l’insieme è di dimensioni notevolmente contenute rispetto all’amico Bernardo, è il Pagurus prideaux, che vive su svariati tipi di fondale, fino a 400 m di profondità.
Con carapace non più lungo di 14 mm, ha chelipedi giallo-arancio privi di spine, e la chela destra convessa con una piccola sporgenza laterale.
Gli occhi sono scuri, con peduncoli oculari arancioni.
Simpatico come gli altri, non è poi così difficile incontrarlo sott’acqua ed è un bel soggetto da fotografare in macro per via della sua simbiosi.
 

 

 

Pagurus anachoretus presenta invece la chela destra piatta, liscia e molto pelosa, ma questo è un paguro che a dire il vero è un po’ tutto “peloso”, con il carapace che non supera i  10 mm.
Presenta differenti colorazioni: se è rosso mattone, le tre linee laterali che lo contraddistinguono sono azzurre o rosso acceso; se il colore è giallo pallido, le linee di cui sopra sono rosse e blu.

Molto frequente nelle praterie di Posidonia, vive anche sino a 100 m di profondità e si arrampica ovunque;  acrobata sui tubi degli spirografi, il “paguro peloso” è divertente e interessante da fotografare, sia per le peripezie che compie e le pose su sfondo nero che si riescono a congelare, sia per la simpatia e la curiosità che genera nell’osservatore.

 

 

 

“Bernardo & f.lli, pulizia dei fondali” potrebbe essere il nome di questo gruppo di crostacei la cui spiccata simpatia nasce sicuramente dai movimenti rapidi delle chele e dai quei curiosi occhi posti all’estremità dei pedicelli, almeno così io li vedo quando sul fondo si radunano o si impegnano in attività diverse.

Un esperimento simpatico potrebbe essere quello di tenere alcuni esemplari in acquario per studiare il loro comportamento, ma nel caso è bene ricordare che niente e nessuno può convivere in vasca con questi vivaci crostacei.

Tuttavia le osservazioni potrebbero risultare interessanti e stimolanti e il gioco sicuramente vale la candela, come si suole dire…

 


Dardanus calidus

 

 

Francesco Turano

 

 

 

 

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