Pesci con le ali
Anche
i pesci in alcuni casi hanno le ali, ma non servono quasi mai per volare.
Pesci con le ali sono gallinelle,
civetta e rondini
di mare.
Di questi, solo la rondine utilizza le grandi pinne pettorali per compiere
lunghi balzi fuor d’acqua, salti che potrebbero anche intendersi come dei brevi
tragitti di volo planato.
Ma vediamo un po’ meglio di capire quante sono le specie di pesci con le ali che
il Mediterraneo ospita nelle sue acque, quante di queste rappresentano un
incontro probabile per chi si tuffa sott’acqua nello stretto e quali infine sono
disposte a mettersi in posa per il fotografo. Intanto conosciamo i pesci che volano veramente saltando fuor d’acqua, quelli
che sott’acqua non avremo modo di osservare quasi mai.
Di pesci volanti se ne conoscono tre specie, tutte appartenenti all’ordine dei
beloniformi, famiglia
Exocetidae; sono la rondinella di mare
(Danichthys rondeletii), il
rondone di mare (Cypselurus
heterurus) e il più raro pesce rondine
(Exocoetus obtusirostris).
Le tre specie si somigliano molto ed hanno in comune molte caratteristiche,
prima tra tutte, ovviamente, la forma delle pinne pettorali, molto sviluppate e
simili a delle ali. Occhi grandi, colorito blu intenso sul dorso che sfuma sui
fianchi fino all’argento del ventre, coda con lobo inferiore molto più
sviluppato del superiore sono le altre peculiarità di pesciolini medio piccoli
(20-25 cm massimo tranne nel caso del rondone che può raggiungere i 40 cm) ma
molto attivi e abituati alla vita pelagica. Il più comune tra i tre è la
rondinella; tutti e tre son capaci di librarsi in un volo planato e i loro salti
fuor d’acqua sfruttano le correnti ascensionali per sollevarsi fino a 50 cm (ma
a volte anche un metro e più) dal pelo dell’acqua.
Osservare questi pesci dalla barca, nel mare dello stretto, è un vero
spettacolo. E non è raro che qualcuno si tuffi dentro la barca, disorientato e
sovente spaventato dalle eliche di un motore.
Come il professore Costa ci racconta sul suo libro “Atlante
dei pesci dei mari italiani”, questi animali possono compiere voli
lunghi anche cento metri e, se le correnti d’aria son giuste, librarsi anche
fino a cinque metri di altezza sulla superficie, usando la coda per il
decollo (sfruttata quando ancora immersa e mossa con ritmi che raggiungono
le cinquanta battute al secondo) e le pinne pettorali ben aperte per il volo.
Ma se andiamo ad immergerci
raggiungendo il fondale, gli unici pesci con le ali che avremo modo di osservare
da vicino saranno pesci “non volanti”, come alcune specie di gallinelle e lo
splendido pesce civetta.
Quando mi immergo sulla sabbia, specie di notte, non aspetto altro che di
trovare qualche capone gallinella o qualche
capone ubriaco, le due specie più comuni ma
bellissime, esaltanti per chi osserva e fotografa la biodiversità dei pesci
mediterranei.
Capone
gallinella
Il
capone gallinella (Trigla lucerna)
è uno dei più grandi della famiglia, potendo raggiungere anche i 70 cm di
lunghezza.
Di notte lo si può avvistare in due modi: allo scoperto, poggiato sul fondo, o
insabbiato, parzialmente o completamente.
Quando è allo scoperto, il capone reagisce alla luce e all’avvicinamento del sub
irrigidendosi e aprendo le pinne pettorali, il suo punto di forza, che gli
consentono di planare nei pressi del fondo durante i suoi brevi ma rapidi
spostamenti.
Quando è insabbiato, si lascia avvicinare più facilmente, anche se risulta meno
fotogenico poiché le sue pinne colorate sono piegate
lungo i fianchi e nascoste sotto la sabbia.
Di solito è il possente capo a sporgere dal fondo e a controllare la situazione
nei dintorni.
Capone
gallinella
Analogo atteggiamento è tenuto
dal capone ubriaco (Trigla
lastoviza), più piccolo del precedente, non superando in genere i 25
cm (in casi rari arriva a 40 cm), ma col corpo più colorato, in genere rosso e
arancio con sfumature di marrone scuro; livrea meravigliosa che va ad aggiungere
valore a un pesce già particolare per le sue pettorali ampie e cromaticamente
esaltanti.
Capone
gallinella
Capone ubriaco
Le pettorali delle due specie
di gallinelle esaminate sono verdastre o violacee con bordatura azzurra. Molto
evidenti, su di esse, sono i raggi, quasi un bassorilievo; nel
capone gallinella le pettorali presentano poi una
caratteristica macchia nera,
puntinata di bianco, situata nel punto di impianto. Le pettorali del
capone ubriaco, invece, si distinguono per la
presenza, sul colore di fondo, di puntinature azzurre.
Capone ubriaco
Che incanto osservare le
gallinelle mentre si spostano sul fondo con le pettorali aperte: l’ennesimo
miracolo della natura.
Al tutto bisogna poi aggiungere la presenza, davanti a ogni pinna del petto, di
tre raggi della stessa liberi, allungati e filiformi. Tali appendici sono usate
dalle gallinelle per i movimenti sul fondo, nei piccoli spostamenti, tanto che
sembra di vedere un pesce che “cammina” e setaccia il
fondale.
Un’altra peculiarità che
contraddistingue le gallinelle è il loro verso, un
grugnito generato dalla vibrazione delle pareti della vescica natatoria,
organo che in questa specie ha pareti piuttosto spesse.
Il grugnito emesso è forte, sott’acqua si sente molto bene, anche se
difficilmente l’animale in natura usa produrre un simile suono, conosciuto per
lo più da chi ne fa oggetto di pesca e stringe il pesce tra le mani.
Sui fondali sabbiosi dello stretto mi capita di osservare anche altre specie di
gallinelle, anche se più raramente: è il caso del
capone gorno (Eutrigla gurnardus)
e del capone lira (Trigla
lyra).
Capone
gallinella
Capone
ubriaco
Un altro pesce molto
interessante da osservare di notte sui fondi mobili di questo pazzo e ricco
stretto è senza dubbio il curioso e unico pesce civetta
o Dactylopterus volitans.
Il
nome scientifico attualmente utilizzato non sembra appropriato a questa specie
visto che, nonostante le pinne pettorali enormi, più grandi, rispetto al corpo,
che nelle altre specie di pesci con le ali appena esaminate, non è capace di
volare; forse, e solo secondo qualche autore, potrebbe compiere qualche
piccolo salto fuor d’acqua.
Somiglia molto alle gallinelle, nel suo aspetto generale (tanto che a volta
viene scambiato) ma, ad un’osservazione attenta, si fa presto a distinguerlo per
tutta una serie di caratteri evidenti e unici.
Incontrare un
civetta sott’acqua è un evento importante, sia per la scarsa frequenza della
specie, sia per il suo comportamento insolito. Il civetta, al cospetto del sub,
in genere mantiene la calma, forse turbato dalla luce.
Se disturbato, apre le sue enormi pinne, ali colorate con screziature e bordo
azzurri su fondo bruno verdastro e tutta una serie di macchie rotondeggianti
bianche e marroni alle estremità laterali.
Una volta aperte la “ali”, il pesce mette quindi in atto tutta una serie di
virate su se stesso e di planate sul fondo, da sbalordire il più incallito dei
subacquei.
Le pettorali sono formate da due parti distinte: una anteriore, più stretta e
corta, formata da sei raggi ripiegati in basso: una posteriore, che si espande
in forma di ala molto ampia, carattere fondamentale di tutti i componenti la
famiglia dei Dattilopteridi.
Il pesce civetta può raggiungere e anche superare i 50 cm di lunghezza totale.
Il
suo affusolato corpo, di colore verdastro e/o nocciola con puntinature azzurre e
verdi, sfuma sul rosa dei fianchi e sul bianco del ventre. Presenta inoltre una
serie di fasce scure verticali, che si alternano su un colore di fondo verde o
nocciola.
La testa è coperta da una corazzatura di placche ossee granulose, che nella
regione cefalica dorsale si prolungano in due punte striate, acute come
pugnali. Anche le ossa opercolari sono allungate alla base, a forma di
pugnali con la punta rivolta verso la coda.
Gli occhi son grandi e molto “espressivi” (forse per me…) e risaltano sul resto
del corpo per la caratteristica colorazione arancio.
La struttura di questo pesce, come avremo intuito molto robusta, lo vede cosparso di grandi
squame ctenoidi molto ravvicinate e di una vera e propria armatura ossea.
Ad ogni lato della base della pinna caudale vi sono due lunghe protuberanze
formate da scudetti squamosi, dentellati e taglienti.
La pinna caudale, che nei giovani ha il bordo posteriore cuneiforme, cambia
di forma con la crescita per divenire dapprima a margine dritto e poi incavato
al centro.
Unico nel suo genere, il civetta è un soggetto che affascina i fotosub; è un
pesce che fa sempre colpo su chi lo osserva, anche se i fortunati che hanno
questo privilegio son davvero pochi.
Le acque dello stretto possono contribuire ad aumentare le probabilità di un
incontro, ammesso che ci si immerga di notte e nei luoghi indicati.
Come il professore Costa
racconta, in alcuni lidi dello stretto il civetta è chiamato “Cantalanotte”
in virtù delle sue capacità canore.
Non è la vescica natatoria, come per le gallinelle: questa volta è lo
sfregamento delle placche ossee all’origine del suono, causato dai pescatori che
lo tengono in mano manovrandolo come un soffietto (povero pesce…).
In archivio ho molte foto di civetta e gallinelle, sono pesci che amo molto.
Spero che le mie immagini possano rendere giustizia alla bellezza di questi
animali del mare, sovente poco apprezzati per via del poco pregio delle loro
carni.
Ma un pesce si apprezza solo in base al sapore che ha?
Pesci con le ali nello Stretto
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