Tra
i molluschi viventi i cefalopodi sono sicuramente i più evoluti. Letteralmente,
cefalopodi significa “con i piedi sulla testa”
(da kepahalè – testa e podus – piede) e la cosa ben si addice a
quegli animali del mare provvisti di braccia (o tentacoli) che sono direttamente
inseriti sulla parte anteriore del capo.
Tra tutti i cefalopodi, il polpo è sicuramente il più noto,
il rappresentante della famiglia per antonomasia.
Tuttavia è sempre difficile parlare di uno degli animali del mare più conosciuti
senza cadere nel banale.
Proverò pertanto a utilizzare il mio cervello strizzandolo a dovere, esattamente
come fa lo stesso polpo, tra gli invertebrati più intelligenti esistenti
in natura.
Ciò che mi lega alla figura di questo animale è il suo aspetto unico e
inconfondibile, abbinato alla sua formidabile simpatia.
Sto parlando di un legame affettivo, tra un appassionato di mare e un animale
del mare, un legame diffuso tra persone e animali e che, spesso, rappresenta una
della grandi gioie della vita.
Con membra fluttuanti e muscolatura soda ma ondeggiante, i polpi possono
presentarsi nel modo migliore solo sott’acqua. Vedere un polpo fuor d’acqua, sul
banco del pesce, è a dir poco deludente
Conosciuto per lo
più come “polipo”, che però in lingua italiana indica lo stadio fisso dei
celenterati (corallo rosso, anemoni, ecc.), questo mollusco cefalopode vive su
fondali costieri di ogni tipo, rocciosi, sabbiosi o a prateria, fino ad una
profondità di circa 100 m.
Nei menù dei ristoranti si legge spesso “insalata di polipo”… Ciò a
dimostrazione che il termine corretto ha ancora difficoltà ad entrare in uso
comune.
Il suo nome scientifico è Octopus vulgaris,
che significa all’incirca “ottopode comune”.
Otto
sono infatti le sue lunghe estremità, le braccia o tentacoli. Animale
sostanzialmente solitario, molto legato al suo territorio, effettua piccole
migrazioni stagionali, in risposta alle variazioni di temperatura, essendo
inattivo a temperature inferiori a 7 °C.
Gli adulti si spostano in acque più profonde all'inizio dell'autunno, seguiti
successivamente dagli individui più giovani.
Invertebrato con sessi separati, vede i maschi di maggiori dimensioni, con un
braccio (detto ectocotile) modificato
all'estremità in una sorta di spatola con funzione riproduttiva (introduce lo
sperma contenuto in sacchetti –spermatofori
- nel corpo della femmina).
Il periodo riproduttivo è ila primavera.
Le femmine producono da 50.000 a 100.000 uova, di circa 2 mm di diametro,
deponendole in cordoni gelatinosi, che attaccano a supporti solidi.
Alla schiusa, le larve sono pelagiche, e solo dopo
40 giorni prendono contatto con il fondo.
Ho visto spesso polpi con le uova, intenti nella cova all’interno delle loro
tane: è uno spettacolo senza pari, assisti incredulo a cose straordinarie. La
femmina non si nutre per covare le sue uova, le difende strenuamente, non si
muove dal suo posto, è disposta a dare la vita.
Quante cose ci insegna la natura… Una volta ho avuto anche la fortuna di
incontrare e fotografare due polpi durante l’accoppiamento: per tutta la durata
dell’immersione sono rimasto a guardare e fotografare, da bravo “guardone”, i
due polpi durante il loro atto d’amore.
Non ho parole per descrivere quei momenti, potrei rendere banale qualcosa che mi
è sembrato un sogno, un privilegio, almeno per un naturalista del mare.
Ma di cosa si nutre il nostro amico?
La dieta del polpo è composta prevalentemente da molluschi bivalvi e crostacei,
anche se l’animale non disdegna i pesci e molto altro ancora, adattandosi
egregiamente alle situazioni più strane.
Con corpo ovale, globoso, quasi a forma di sacco, ha testa e corpo, robusti e
muscolosi, fusi in una struttura unica chiamata
mantello, ben distinguibili per una evidente strozzatura.
Ai lati della testa sono sporgenti gli occhi, il pezzo forte di questo animale,
piccoli, posti lateralmente e sormontati da due protuberanze.
Al possesso di organi visivi così fatti è legato il comportamento
vivace ed inquieto di questo bizzarro mollusco cefalopode.
Nella
parte posteriore del mantello sono presenti da 7 a 11 lamelle branchiali (non
visibili dall'esterno) ed un sifone dal quale è
espulsa violentemente l'acqua per diversi scopi:
muoversi nuotando velocemente e, in caso di pericolo, espellere il contenuto
della ghiandola dell'inchiostro.
Questa tasca contiene una sostanza scura che intorbida l'acqua disorientando
l'assalitore e permettendo al polpo di fuggire indisturbato.
Grazie ai sifoni e al suo straordinario sistema di locomozione, il polpo può
sollevarsi all'improvviso dal fondo, diventando una saetta e nuotando come
nessun altra specie animale; in realtà son veramente poche le volte che il polpo
si mette a nuotare e, quando lo fa, compie brevi percorsi per poggiarsi
nuovamente sul fondo e ricominciare a nascondersi con il suo imbattibile
mimetismo.
Comunque sia il suo è un sistema di propulsione molto moderno: un motore a
reazione che lancia acqua sull’acqua, avanzando a scatti facendo pulsare il
sacco e aprendo e chiudendo le sue braccia, che divengono una sorta di chioma
fluttuante.
Che emozione vedere un polpo che nuota, inseguirlo mentre nuota, fotografarlo
mentre muove sincroni i tentacoli e quando, sul suo percorso, si sofferma
smarrito di fronte al sub che lo osserva, sfiorando il fondo e aprendosi quasi
come un paracadute quando sente l’aria al primo impatto…
Una volta, ricordo, mi capitò un evento
insolito: un grosso polpo, disturbato forse dai ripetuti lampi del flash,
decise di allontanarsi all’improvviso e definitivamente, scegliendo di
nuotare diritto verso la superficie; è raro che i polpi facciano ciò, poiché
di solito nuotano rasenti al fondale; ma quella volta, da ben trenta metri di
profondità, il polpo salì fino in superficie dove lo vedevo, grazie all’acqua
limpida, e lo seguivo con lo sguardo dal basso, curioso di quanto accaduto.
Una volta giunto sotto il pelo dell’acqua, l’animale prese a nuotare sotto la
superficie e si allontanò lentamente.
Da
animale informe, assume un aspetto continuamente mutevole: i tentacoli
sono talmente vivi e mobili da sembrar dotati, ciascuno, di vita propria; anche
le ventose si muovono indipendentemente una dall’altra, aderendo alle singole
pietre con movimenti accorti, misurati, molto delicati; quando si apre, il polpo
mostra la sua struttura a raggiera, ma solo per poco perché subito si
richiude e si raccoglie su se stesso.
Incontrarsi sott’acqua con un polpo significa dare un significato
all’immersione, interagire con un animale come fosse quasi domestico.
Non è raro, quando si riesce a prendere un polpo in mano senza arrecargli troppo
disturbo, vederlo mentre si rannicchia su se stesso proteggendosi con i suoi
stessi tentacoli, che vanno a disporsi in modo da creare un ammasso
rotondeggiante, con le ventose che trattengono qualche pietra per ulteriore
difesa; su questa “palla di polpo” si intravede, da qualche parte, un piccolo
spazio da dove il suo occhio, timidamente, scruta il mondo esterno.
Dal mantello del polpo partono otto tentacoli, muniti di due file di
ventose, raggiate e prive di
denticoli; le ventose servono per trattenere la preda e, come abbiamo
visto, per spostarsi sul fondo attaccandosi al substrato.
Al
centro della corona di tentacoli si trova la bocca, provvista di un
robusto becco corneo simile, nella forma, a
quello di un pappagallo.
I tentacoli del polpo hanno più o meno tutti la stessa lunghezza, ad eccezione
del braccio modificato dei maschi che è lungo circa il 25% in meno.
Maestro nell’arte del mimetismo, questo mollusco può cambiare colore
mediante cellule specializzate dette cromatofori,
utilizzate per la trasmissione di segnali (corteggiamento, accoppiamento e
lotta) e per mimetizzarsi con l’ambiente.
La colorazione prende diverse sfumature che vairano dal grigio al bruno, con
macchie rossastre o verdastre.
La superficie ventrale invece è biancastra ed iridescente. I colori del mollusco
non mutano solo in funzione dell'ambiente esterno, ma
manifestano addirittura l'umore. Sulla sua pelle affiorano a tratti tinte diverse, ma anche strutture diverse che
variano dal liscio al granuloso, dal gonfio al verrucoso…
Sott’acqua tutto è diverso se sorprendi un polpo
in tana o libero sul fondo. Il suo aspetto varia moltissimo in funzione della
situazione.
Un polpo in tana si muove poco se è sicuro del suo rifugio e, al limite, si
gonfia un po’ mostrando le sue ventose più grandi e ritirandosi all’interno del
suo antro, se necessario.
Un polpo in giro sul fondo, se sorpreso, all’inizio tenta di mimetizzarsi nel
modo che meglio gli riesce; quando si rende conto che lo sguardo del sub non
molla la presa, sbianca e inizia a muoversi lateralmente con circospezione,
guadagnando terreno verso la sua tana.
In alcuni casi si alza e nuota per allontanarsi prima, ma poi si
riappoggia sul fondo e, se capisce il subacqueo è ancora nei paraggi, può
anche ricorrere all’uso del nero per confondere l’avversario, cosa che i
polpi adulti fanno di rado ed è invece più frequente nei giovani.
Riguardo le dimensioni, leggende a parte la
lunghezza massima raggiunta dal polpo è di circa 1 m o poco più e il
peso raramente supera i 10-12 kg.
Frequentatore abituale delle fenditure tra le rocce, il polpo si barrica in tana
con pietre, conchiglie vuote e altri oggetti trovati sul fondo, non disdegnando
le zone di fondale misto, ma anche sabbioso e fangoso; in questi ambienti, dove
costruisce le tane raccogliendo pietre e conchiglie e scavando una sorta di buca
sul fondo, risulta facilmente individuabile.
L'ingresso della tana, in genere, è riconoscibile anche negli ambienti di
scogliera per la presenza di numerosi resti degli animali di cui si nutre
(conchiglie di bivalvi, carapaci di granchi e molto altro).
Le specie viventi in
Mediterraneo sono Octopus vulgaris, Octopus
macropus e Octopus
membranaceus.
I caratteri che permettono la distinzione di O. vulgaris dalle altre
specie sono legati alla diversa livrea e colorazione e alla forma del corpo. Il
Polpo può essere anche confuso, in età giovanile, con un altro frequentatore dei
nostri mari: il moscardino (Eledone
cirrhosa ed Eledone moschata).
Il moscardino si distinguere dal polpo per la presenza sulle braccia di una sola
fila di ventose e per avere tentacoli molto più corti e tozzi rispetto alle
dimensioni del corpo.
Il polpo è comune lungo le nostre coste e dovrebbe essere ampiamente presente
nell'intero bacino del Mediterraneo. Tuttavia oggi la sua diffusione sta mutando
e considerarlo comune non è più tanto normale.
Octopus vulgaris è inoltre specie cosmopolita, con una distribuzione che va
dall'Oceano Indiano, al Pacifico fino all'Atlantico orientale ed occidentale.
I sistemi di pesca e l’eccessivo consumo stanno mettendo a rischio la sua
sopravvivenza sul pianeta.
Che dire: ho incontrato
tantissimi polpi in mare, tanto da poter scrivere molte pagine sulle diverse
emozioni suscitate dalle più disparate situazioni. Mi auguro che queste
righe di presentazione di questo splendido animale contribuiscano a diffondere
una nuova sensibilità verso questa specie, talmente apprezzata dall’uomo
in cucina da averlo portato sull’orlo di un precipizio dal quale, spero, non
cada troppo presto.
Sui fondali dello Stretto di Messina, dove i polpi erano diffusissimi, se ne
vedono sempre meno! |