Colapisci
L'uomo che diventa pesce per scelta  o  per  necessità
Il tuffatore dello Stretto
 


Scivolando tra gli scogli

Snorkeling nel mare dello Stretto, a Punta Pacì

Ho provato proprio una sensazione speciale, come stessi scivolando tra gli scogli, in punta di pinne…
Acqua cristallina, superficie spazzata da un forte vento meridionale stroncato dallo sperone roccioso di Punta Pacì, quindi disegnata dalle raffiche ma senza la più piccola onda (un angolo totalmente riparato), bassofondo cosparso di rocce franate su un fondo di sabbia e ghiaia chiara e altamente riflettente, atmosfera gaia e serena, con forti contrasti di azzurri e tinte calde della copertura algale delle rocce, sono elementi che rendono a dir poco coinvolgente un percorso a galla con maschera e pinne.
Osservando
la magia dei fondali, aiutati dall’insostituibile snorkel, quel semplice elemento dell’attrezzatura subacquea così importante da consentire di nuotare a testa immersa e nello stesso tempo respirare, scopriamo la vita nei primi cinque metri di profondità ma soprattutto sotto il pelo dell’acqua.
Ad accoglierci subito famiglie di allegri latterini, snelli pesciolini argentati dal nuoto tranquillo. Insieme a loro giovanissime salpe dorate, brillanti sotto i raggi del sole, splendide nei loro spostamenti sincronizzati che le vedono impegnate nel brucare sugli scogli affioranti.
In acqua libera ancora pesciolini in movimento: giovani pagelli e piccole occhiate. Sospese a mezz’acqua le castagnole, con il loro nero, contrastano con l’azzurro intenso dell’orizzonte subacqueo percepibile, caratterizzando la visione d’insieme della scena, bellissima, osservata puntando lo sguardo al mare aperto e subito profondo.

Il manto delle alghe, che riveste abbastanza uniformemente la roccia, ha tinte tiepide, giallastre o brune, e si specchia sulla superficie calma creando ambientazioni avvolgenti e rassicuranti, un ambiente stupendo dove troviamo la felicità e la gioia di scoprire la vita al confine tra aria e acqua, tra terra e mare.
Osservando da vicino con meticolosa attenzione sulla superficie della roccia, tra ciuffi d’alghe e interstizi, piccoli pesciolini si lasciano scoprire nel loro baldanzoso movimento continuo, alimentato dall’andirivieni del mare che lambisce le rocce affioranti e quelle di poco emergenti.
Dello stesso colore di alcune alghe, nonostante il suo affascinante potere mimetico, appare magicamente una piccola bavosa sfinge (Blennius sphinx), incantevole pesciolino di pochi centimetri dalla pittorica livrea con disegni e colori unici, con bande verticali brune su fondo giallo e tanti piccoli disegni vicino al capo e sulle pinne.
Scrutiamo e cogliamo quel che possiamo di questa visione del microcosmo esistente in così poca acqua, rapiti dal movimento di altri tipi di bavose, come la bavosella d’alga (Cristiceps argentatus) e la più grande bavosa sanguigna (Blennius sanguinolentus).
Di misure ancora più contenute sono le simpaticissime bavoselle cervine (Blennius zvonimiri), chiare con striatura sempre a bande larghe verticali, ma a volte anche scure, bruno rossicce, capaci quindi di presentare livree cangianti da individuo a individuo.
Le appendici di questi piccoli blennidi, per le particolari ramificazioni, ricordano le corna di un cervo, da cui il nome che le identifica.
Sono i pesci più frequenti nelle pozze di marea e negli ambienti in genere poco profondi.
Lo spazio occupato da questi pesciolini a volte invisibili è condiviso da molte specie di invertebrati, come celenterati quali la madrepora arancione e il pomodoro di mare, ma anche crostacei come granchi corridori e favolli.
La madrepora arancione (Astroides calycularis) è sempre la più vistosa macchia di colore reperibile lungo le coste rocciose mediterranee, protagonista del bel’aspetto di molti ambienti rocciosi per via delle sue vaste colonie di polipi arancio saturo, distribuiti a tappeto all’ombra delle rocce a partire dalla superficie.
L’alternanza di tali colonie con altre specie animali incrostanti il duro substrato rende le pareti degli scogli delle vere e proprie tavolozze dove forme e colori confondono l’osservatore.
S
olo una fonte di luce artificiale e una spiccata abilità, con occhio allenato, all’individuazione delle diverse forme di vita presenti, rende giustizia alla magnificenza della biodiversità che qui si concentra in poco spazio.
U
n metro quadrato di roccia può celare la presenza di molti tipi di celenterati, poriferi, anellidi, molluschi, crostacei ed altro ancora.
Tutto questo visibile solo con la testa immersa, respirando dal fedele e insostituibile snorkel, senza minimamente accennare ad immergersi…

Nella fascia di marea, a volte immersa e a volte emersa, vivono quelli che volgarmente, per via del buffo aspetto simile a un pomodoro maturo, sono chiamati pomodori di mare. Eleganti attinie che aperte ricordano incantevoli fiori tipici delle terre emerse, sostituiscono l’assenza dei fiori ne mare, con i loro tentacoli disposti in cerchio intorno alla bocca, che nell’aspetto ricordano petali ma che in realtà sono parte importante di un animale; tutti i “fiori” del mare sono in realtà animali invertebrati, celenterati antozoi nello specifico.
Il pomodoro di mare è spesso chiuso su se stesso, a meno che non lo si osservi durante le ore notturne o in situazioni particolari con l’alta marea.

Nuotando a fior d’acqua, a volte alzando il capo anche sopra la superficie, si ha modo di scoprire il loro mondo, frequentato da molluschi come le patelle e crostacei come il timido favollo, un robusto granchio cavernicolo.

Lo spettacolo del mare illuminato dal sole si rinnova ogni volta sotto i nostri occhi di amanti del Mare e della Natura, subacquei con la voglia di scoprire e di osservare, attenti al più insignificante dei dettagli, poco attratti dal commerciale mondo delle didattiche, dei corsi e delle immersioni senza evidenti scopi, ma attratti dal mare e dall’ambiente.

In questo modo, anche lo snorkeling ci regala sempre nuove sorprese, grandi soddisfazioni e intense emozioni; e per chi sa apprezzare, tutto un mondo spesso sconosciuto alla maggior parte di chi pratica attività subacquee si concederà ai nostri occhi.
Con la maschera, le pinne e lo snorkel tutti, anche i non subacquei, possono dedicarsi a una sana disciplina, quella che si definisce seawatching e che potrebbe consentire di conoscere, divertendosi, i primi ambienti del mondo sommerso.
Quegli ambienti colorati e vivi che, se conosciuti, potrebbero permettere di far nascere una certa sensibilità nei confronti del mare, un elemento fondamentale per la nostra vita.

 

Francesco Turano

 

 

 

 

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