La seppia, nel cuore della
notte
Quando di notte ti avvicini a una
seppia indifesa e la vedi li, davanti ai tuoi occhi, incapace quasi di scappare,
pensi a quando la incontri di giorno, quelle poche volte che riesci a
incrociarla mentre, schiva, mantiene le distanze e al primo segno di pericolo
nuota via veloce con il suo potente sistema propulsivo; un sistema a reazione
che condivide con altri parenti della stessa famiglia, che gli consente, a
volerlo, di nuotare bene quasi come i più evoluti pesci. Non male per un
mollusco!
Ma di notte la seppia non fugge, non sembra quasi essere lei, quella che con il
sole non gradisce l’approccio.
Col buio è ferma, poggiata sul fondo sabbioso, aderente al sedimento o sepolta
in esso, perfettamente mimetizzata, quasi invisibile.
Ho tutto il
tempo di scrutare da vicino la sua livrea, i suoi grandi occhi, il suo corpo e
il suo strano modo di essere.
E volendo essere un po’ più “cattivi”, ma senza
esagerare, posso provare a toccare il mollusco, a tenerlo tra le mani un secondo
per sentirlo scivolare via e percepire la sua forte spinta, posso osservare il
suo finto balzo in avanti, con immediato dietro front celato da una notevole
spruzzata di nero, quell’inchiostro incredibile che rende così gustosi i
famosi spaghetti…
Ma come
pensare agli “spaghetti col nero” (bè, capita…) di fronte a un mollusco così
straordinario come la Sepia officinalis?
Nel
Mediterraneo incontrare la seppia non era certo difficile,
almeno fino a non molto tempo fa.
Durante le mie ripetute esperienze notturne
sui fondali della sponda calabra dello stretto, seppie ne ho incontrate davvero
tante, in molte situazioni.
Avvistare una seppia è tutt’altro che banale: è una
festa, almeno per me, un momento di scoperta di un mondo, quello dei cefalopodi,
che non può lasciare indifferente nemmeno il più incallito dei subacquei alla
sua milionesima immersione.
Nel
fascio di luce della torcia intravedi all’improvviso una sagoma ovoidale, due
grandi occhi sporgenti e un gruppetto di tentacoli raccolti e ordinati,
allineati e quasi indistinguibili uno dall’altro.
Sai bene che la seppia è lì, ben mimetizzata, e che ti osserva pensierosa. Se
allunghi una mano e la tocchi, provochi tutta una serie di reazioni
imprevedibili, uniche ed esaltanti da ritrarre.
Ho dovuto turbare il sonno di
molte seppie per ottenere alcuni interessanti scatti, per capire il modo d’agire
del mollusco dai dieci tentacoli. Scoprendo poi che di notte la seppia non dorme
ma caccia.
Recentemente si è inoltre scoperto che anche di notte le strategie
mimetiche della seppia sono perfettamente attive, al contrario di quanto si
riteneva fin d’ora, convinti che nell’oscurità non fosse necessario al mollusco
mimetizzarsi.
Ma chi è
veramente la seppia? Mollusco
cefalopode decapode, con il corpo ovale, schiacciato dorso ventralmente e
circondato da una lamina contrattile che rappresenta le due pinne, interrotte
solo posteriormente, possiede dieci tentacoli: otto di questi con quattro
file di piccolissime ventose, e due più lunghi, retrattili, con la parte
terminale clavata e provvista di ventose specializzate per la cattura delle
prede.
La seppia
ha una colorazione molto variabile
anche se si può dire che generalmente è bruna sul dorso e bianca sul ventre,
ma nel termine “bruna” dovrebbero rientrare tutta una serie di varianti che
nascono dai continui cambiamenti cromatici legati a un mollusco molto abile
nell’arte del mimetismo. Tra l’altro si riscontrano alcune differenze tra maschi
e femmine, come ad esempio la linea bianca lungo la pinna che circonda il corpo,
tipica dei maschi. Altre differenze nel tipo di livrea sono da attribuire a
stati emotivi e momenti di vita particolari (come l’accoppiamento).
Il corpo
dell’animale, caratterizzato da un mantello che contiene tutti gli organi
interni e la conchiglia, è ben distinto dal capo, sul quale sono evidenti i
due grandi occhi posti lateralmente, con una pupilla nera grande e sensibile,
molto bella da osservare in natura.
La conchiglia, nota come osso di
seppia, è bianca, leggera e piuttosto ispessita nella parte centrale, con
una forma caratteristica che poco ricorda una vera conchiglia.
La conchiglia ha
una funzione importante: la sua porosità trattiene piccole quantità di gas che
il mollusco utilizza per regolare la sua galleggiabilità, un po’ come fa il
subacqueo quando usa il giubbetto equilibratore.
Al centro dei tentacoli si
trova poi la bocca che, come è tipico dei cefalopodi, è armata da mascelle che
formano un
becco corneo che ricorda quello di un pappagallo.
Il becco
della seppia è molto robusto e sembra che l’animale ne faccia anche un uso più
intenso rispetto agli altri membri della famiglia, pronta a infliggere il suo
morso a scopi difensivi anche sulle mani del subacqueo incauto.
Di
carattere schivo e tipicamente solitaria, si incontra sempre da sola,
a meno che non ci sia in corso una lotta o un corteggiamento
e/o accoppiamento.
Ho avuto la fortuna di assistere in natura sia al corteggiamento che
all’accoppiamento di questi intelligenti molluschi.
Durante l’accoppiamento
ho fatto il guardone curioso ed ho immortalato alcune evoluzioni dei molluschi,
in special modo i movimenti del maschio e i suoi cambiamenti repentini di
colore, con una spiccata striatura cha sulla seppia vedi solo quando è in amore
o quando assume un atteggiamento tipicamente aggressivo.
Ho fotografato l’unione
tra maschio e femmina, l’abbraccio frontale con l’intreccio dei tentacoli, e
sono rimasto affascinato, come sempre sott’acqua quando capitano certi eventi,
dal ripetersi di scene di vita non facili da vedere sott’acqua.
La seppia
del Mediterraneo è presente in tre versioni: oltre
Sepia officinalis, nel
nostro mare vivono
Sepia elegans e
Sepia
orbignyana.
La prima è la più comune e può raggiungere dimensioni massime di
35 cm e circa due chili e mezzo di peso.
Eccezionali seppie di dimensioni
maggiori si pescano nel Mar Adriatico, dove pare che esemplari particolarmente
longevi raggiungano anche gli otto nove chili di peso.
Tale inusuale dimensione
aveva fatto pensare inizialmente ad una specie diversa, ma poi la scienza ha
concluso che si tratta comunque di
Sepia officinalis.
Sepia orbignyana,
detta anche
seppia pizzuta, vive oltre i 50 m di profondità su fondali
melmosi e solo di rado si avvicina alla costa. Di piccole dimensioni, visto che
non supera i 12 cm di lunghezza, è comune anche se difficile da incontrare
sott’acqua.
Credo di non aver mai visto la seppia pizzuta in immersione, mentre
ho visto e fotografato
Sepia elegans, una piccola seppia che non supera
gli otto centimetri e che ha un colorito roseo tendente al salmone.
Sepia elegans
Le seppie
vivono in preferenza sui fondali costieri sabbiosi o melmosi, ma non disdegnano
ambienti rocciosi e praterie di posidonia.
Depongono uova che formano
caratteristici grappoli neri simili ad uva, chiamati “uva di mare”; i
grappoli vengono attaccati a diversi substrati e dalle uova, dopo un periodo più
o meno lungo in base della temperatura dell’acqua, nasce una seppiolina in
miniatura che dopo circa sei mesi raggiunge un etto di peso.
Le seppioline
vengono al mondo compiendo quell’atto istintivo che le contraddistingue e che le
aiuterà poi tutta la vita: gettano il nero subito, istintivamente, per la prima
volta.
Lo rifaranno per tutta la loro vita, ogni volta che sarà necessario.
Il nero di seppia ha avuto in passato un ruolo importante anche nella vita
dell’uomo: è stato utilizzato come pigmento per la colorazione dei tessuti e,
pensate un po’, il medico romano Discoride lo utilizzava in una lozione per
curare la perdita dei capelli.
Oggi il nero di seppia è ancora usato largamente,
anche se in modo diverso; a parte l’arte culinaria, che lo sfrutta ampiamente,
interessante è il suo uso in medicina omeopatica, dove si è dimostrato efficace
per la cura di una gran quantità di patologie.
Una cosa mi ha
sempre incuriosito nell’osservare una seppia: il suo modo bizzarro di sollevare
i due tentacoli centrali verso l’alto, un atteggiamento che si ripete molto
spesso e che di certo ha un suo significato.
I due tentacoli sono sollevati
verso l’alto ma anche arricciati alle estremità, come arricciati simultaneamente
sono anche gli altri tentacoli rimasti raccolti, in un insieme che di certo vuol
rappresentare un formidabile atteggiamento mimetico; come a voler tentare
l’imitazione di un alga o di un’asperità del fondo, tentativo che alla seppia
riesce molto bene.
Ho fotografato seppie acquattate sul fondo che tentavano,
sollevando i due tentacoli centrali, di imitare un “qualcosa” che spunta dal
fondale: il loro comportamento si base molto sulla capacità di sparire alla
vista con svariati stratagemmi e questo, cari subacquei, è davvero uno sballo
per chi osserva la natura dal vivo.
Semplicemente emozionante!
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