Mixicola infundibulum
o verme coppa di velluto è
un verme che vive sepolto nella sabbia e il cui tubicino si vede appena sporgere
dal fondo. Forse tra tutti è quello più sensibile alle vibrazioni e che si
ritira più facilmente al cospetto di un sub.
Salmacina incrustans
si presenta come ammasso di esili e fragili tubicini intrecciati in
modo disordinato, di colore bianco, aderente a substrati duri naturali (roccia)
o artificiali (relitti). Ad una osservazione attenta e ravvicinata si nota
questo insieme di diversi individui cementati tra loro, molto comuni in acque
poco profonde.
La specie è nota anche come Filigrana implexa.
Sono animali ermafroditi e, all’estremità del tubicino, presentano ognuno il suo
ciuffettino di setole, del diametro di circa un millimetro o meno.
Bispira volutacornis vive all’interno di un tubo di consistenza simile a quello dello
spirografo, composto da una mucosa che solidifica a contatto con l’acqua
inglobando particelle di sedimento; il tubo ha un maggior diametro rispetto allo
spirografo e quindi è abbastanza più tozzo.
Il suo ciuffo
(lobi branchiali) è formato da due
metà identiche, con spire variabili da una a quattro e con una colorazione
striata su fondo arancio e giallo talmente bella da essere assimilata alla
livrea di un pavone (da qui il nome volgare di verme
pavone).
La sua altezza può raggiungere i 25 cm e i suoi luoghi preferiti sono gli spazi
tra la pietre e i massi, il sedimento sabbioso o fangoso, sempre in prossimità
di pietre o detrito, dove comunque riesce a insediarsi in modo relativamente
protetto. Sensibilissimo a ogni minima vibrazione, si chiude rapidamente in una
frazione di secondo.
Solo durante la notte è possibile osservarlo a distanza ravvicinata senza che il
ciuffo di setole si ritiri all’istante.
Sabella
penicillus
ha il corpo costituito da numerosi segmenti arrotondati dorsal-mente
e appiattiti sul lato ventrale.
Il tubo è piuttosto molle e incrostato di fango, ma mantiene comunque una
posizione eretta.
La corona branchiale è formata da due lobi a semicerchio non avvolti a spirale,
composti da filamenti piumati uniti tra loro da una membrana nella porzione
basale.
Molte le varianti di colore che il ciuffo può assumere: dal rossastro al bianco
striato con bande scure o macchie, dal vinaccio al bianco candido, con esemplari
il cui ciuffo è di due colori, uno per ogni lobo. Vive su fondali sabbiosi,
fangosi o detritici, ma lo si trova anche nelle praterie di posidonia.
Preferisce profondità comprese tra 10/20 e 50 metri, dove si trova infisso nel
sedimento per oltre la metà della lunghezza del suo corpo.
Anche in questo caso il ciuffo branchiale è molto sensibile e rapidamente
retrattile al minimo accenno di vibrazioni.
Serpula
vermicularis
vive all’interno di
un tubicino calacareo ed è abituato a soggiornare poco sotto la superficie e
fino a quasi 2000 metri di profondità.
Aderisce a substrati duri di varia natura con quasi l’intera superficie del tubo
stesso, sollevata soltanto nella sua porzione terminale.
Il ciuffo branchiale è bilobato e i singoli filamenti piumati sono uniti alla
base da una sottile membrana.
Tra i due lobi del ciuffo è presente una struttura a forma di tronco di cono
rovesciato: si tratta di un opercolo che serve a chiudere il tubo quando
l’animale vi si rinchiude.
Il colore del tubicino può
variare dal rosa al bianco, attraverso diverse gradazioni di giallo, mentre il
ciuffo branchiale è solitamente rosso o violetto, con striature chiare rosa e
bianche, ma può anche essere arancio carico o violetto.
La lunghezza del tubo calcareo può raggiungere i 5/7 cm mentre il
diametro del ciuffo non supera i due-tre centimetri.
Protula
intestinum
ha il tubo calacareo talmente allungato e contorto da somigliare ad una porzione
di intestino e presenta una sezione cilindrica con diametro variabile tra gli
otto e i dodici millimetri.
Il colore del tubo è sempre bianco candido e la lunghezza può superare i 10/12
cm, risultando, in tal modo, il più grande tra i policheti mediterranei con tubo
calcareo rigido. La caratteristica che lo contraddistingue è lo splendido ciuffo color
rosso-arancio molto vivo, ciuffo che raggiunge i sette/otto centimetri di
diametro. Abitualmente vive isolato aderendo a substrati duri da pochi metri
fino ad oltre cento di profondità.
Frequenta preferibilmente i fondali detritici, dove aderisce a qualche piccolo
sasso, ma non disdegna la roccia ne le poche superficie dure presenti sui
fondali sabbiosi o melmosi, rappresentate da qualche relitto o qualche pietra
sparsa.
Simile alla precedente in
tutte le sue caratteristiche ad eccezione del colore del ciuffo è
Protula tubularia, il cui pennacchio
si presenta bianco candido, con solo qualche sfumatura e striatura arancio o
rosa.
Sabella
spallanzani
ha invece un tubo molto allungato, cilindrico, eretto e di consistenza quasi gommosa,
incrostato di fine sedimento e sovente coperto da alghe epifite.
Il pennacchio branchiale, che può descrivere fino a sei spire, ha un colorito
molto variabile, con fondo arancio o giallo, e striature brune o viola.
Il tubo può arrivare a 30-40 cm di altezza e il diametro del ciuffo può superare
i 20 cm.
Lo spirografo è il più noto, il più comune e anche il più grande tra tutti i
vermi e vive in ogni tipo di ambiente, colonizzando rocce, sabbia, relitti, e
qualsiasi altro tipo di substrato, anche in acque portuali. In natura ho avuto
modo di osservare gli spirografi in gruppi spesso numerosi, a formare veri e
propri “bouquet di fiori” quando, tutti insieme appassionatamente, sfoggiano i
loro coloratissimi ciuffi…
Ma non è raro vedere anche
spirografi solitari, grandi e maestosi. Gli esemplari più belli li ho sempre
trovati sui relitti, su ogni tipologia di relitto, specie reti abbandonate
aggrovigliate e cime di vario tipo. Sui fondali detritici e sabbiosi gli
spirografi sembrano spuntare dal fondo, come fiori in un campo.
I tubi vengono a volte colonizzati da molti altri invertebrati, tra i quali mi
colpiscono le colonie di idrozoi (sui quali a loro volta si trovano splendidi
nudibranchi) o i gruppi di crinoidi che utilizzano i tubi come substrato.
Ma la
cosa più bella che mi capitava fino a qualche tempo addietro e che ora si
verifica sempre più raramente è lo spettacolo offerto dai cavallucci marini che,
con le loro code prensili, si avvinghiano ai tubi degli spirografi.
Nello Stretto di Messina
gli spirografi son comuni quanto belli e son presenti praticamente tutti i
rappresentanti di questo gruppo, un po’ tutte le specie di vermi col ciuffo.
C’era un posto, fino a qualche anno fa, chiamato il bosco degli spirografi, per
la gran quantità di questi animali addossati gli uni agli altri: era
affascinante osservare l’incredibile biodiversità che si nascondeva tra i tubi
di questi anellidi e il colore dei ciuffi mossi dalle correnti del canale creava
grandi suggestioni.
Oggi esistono ancora molti “boschi” di spirografi: i cicli biologici determinano
continue variazioni e solo se ti immergi con frequenza puoi seguire i
cambiamenti della vita nel mare e, nel nostro caso, gli spostamenti degli
spirografi.
Francesco
Turano
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