L’influenza dei pennuti
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L’attività della palestra
di Jonathan stava andando a gonfie vele, ovvero a gonfie piume, ogni giorno
numerosi giovani gabbiani partecipavano ai vari esercizi previsti dal
programma e si andava diffondendo per tutta la marina, la fama del bravo
allenatore che faceva trascorrere ore liete ai volatili a rischio
depressione.
Lui, Jonathan, sentiva una sottile soddisfazione riempirgli il cuore. Si
adoperava in tutti i modi per far divertire lavorando, amava allietare gli
esercizi con della buona musica che metteva in sottofondo e che si
diffondeva quasi in stereofonia in tutto lo specchio d’acqua adibito a
palestra. La musica produceva effetti benefici sui suoi allievi, li
rasserenava, li stimolava, infondeva loro ritmo e sentimento.
Anche Sirenetta amava sentire quella musica. Non potendo partecipare agli
esercizi di Aerobica, di Step, di Total body, si poneva in attesa trepidante
di poter ascoltare quelle musiche, poiché erano diverse per ogni tipo di
esercizio.
Sirenetta amava la musica.
Amava ogni espressione d’arte. Avrebbe dipinto, se non fosse stata di
pietra. Avrebbe cantato, se non fosse stata di pietra.
Avrebbe danzato, avrebbe scritto poesie, avrebbe raccontato storie d’amore,
se non fosse stata di pietra.
Sirenetta custodiva nel suo cuore di pietra tutti questi rimpianti, ma li
sublimava con l’accettazione del suo essere un Essere Inanimato.
Accettava la sofferenza che le procuravano tutte queste privazioni e si
accontentava di ciò che poteva captare con la sua sensibilità.
La Domenica era il giorno da lei tanto atteso. In verità non era atteso solo
da lei, ma da tutti i gabbiani abitatori della vecchia marina. La Domenica
si VOLAVA!
Era, infatti, nel DNA dei gabbiani questo irrefrenabile anelito al VOLO.
Erano creature nate per volare. Ma, le difficoltà della vita e della
sopravvivenza avevano fatto dimenticare loro la ragione per cui il Creatore
li aveva dotati di ali.
L’istruttore Jonathan, per gli esercizi di volo, amava mettere un sottofondo
molto amato dalla Sirenetta. Era un sirtaki, intitolato “Zorba Dance”
La musica si snodava in un crescendo straordinario e su questa base musicale
gli allievi gabbiani dovevano misurare l’ampiezza alare, l’elevazione
graduale verso l’alto, tenendo d’occhio i parametri di altezza
precedentemente fissati dal loro istruttore.
Gli esercizi di volo domenicali, richiamavano nella vecchia marina un numero
sempre crescente di turisti. Era un vero spettacolo vedere quei giovani
volatili eseguire quella meravigliosa coreografia.
Lo scenario era suggestivo. Lo specchio d’acqua era quasi sempre limpido e
azzurrissimo. Non poteva esserci “palcoscenico” più adatto per le lezioni
domenicali di volo. I giovani gabbiani non si rendevano conto che essi
offrivano uno spettacolo di straordinaria bellezza ai sempre meno distratti
passanti.
Ma avvenne che un brutto giorno molti gabbiani e gabbianelle non si
presentarono agli esercizi del lunedì. “Va bene,” - pensò Jonathan - hanno fatto le ore
piccole ieri sera. Aspetterò domani, prima di allarmarmi”
Ma l’indomani si presentarono solo quattro gabbiani, un po’ acciaccati,
avevano l’influenza…
Jonathan non lo sapeva ancora, ma una terribile “Pandemia” stava per
abbattersi in tutto l’universo dei pennuti; anche in quello della vecchia
marina.
Il vecchio Jonathan attese
ancora qualche giorno che tutti gli assenti ingiustificati ai suoi corsi di
ginnastica si presentassero puntualmente, ma dovette ben presto rassegnarsi
all’inevitabile. Oppresso da un grave presagio notò, che da qualche giorno,
si andavano formando capannelli di uomini e pennuti i quali, ciascuno nel
proprio idioma, discutevano animatamente.
I telegiornali delle televisioni locali in quei giorni trasmettevano, a reti
unificate, sempre lo stesso programma: La morte
del cigno reale.
I cigni reali erano una razza di cigni bellissimi. Dotati di un manto
bianchissimo, avevano come segno di riconoscimento, una nera mascherina
sugli occhi, che li dotava di un grande fascino agli occhi dei pennuti meno
“nobili”
Passavano dalla città di Sirenetta enormi stormi di uccelli migratori.
Questi straordinari uccelli seguivano delle vere e proprie rotte tracciate
dai loro antenati e poi seguite fedelmente da milioni di altre generazioni
di pennuti. Il loro passaggio aveva dello spettacolare. L’intero stormo
formava una nuvola compatta che si muoveva ad una velocità superiore a
quella delle nuvole che precedono la tempesta.
Lo stormo di questi uccelli somiglia ad un’enorme nuvola viaggiante.
Viaggiano con il becco aperto per non trovarsi impreparati ad uno spuntino
improvviso, pronti a catturare moscerini e altri bocconcini che si
potrebbero trovare a transitare sulla loro rotta. Volano seguendo la traiettoria di un Leader, un uccello capogruppo che si
pone alla testa dello stormo e imprime ai suoi seguaci la forma di un
deltaplano vivente.
I migratori sono Uccelli in cerca di terre e di sole e di acque nella
perenne ricerca della stagione della felicità. Attraversando diverse
latitudini e sfidando i mille pericoli della trasvolata, incuranti delle
correnti avverse, volano, volano avendo nel loro piccolo cervello un solo
pensiero dominante: giungere alle terre del sole, alle calde terre d’Italia,
della Tunisia, ai caldi e pescosi mari del Sud.