Le ultime e più recenti imperiose tempeste di
vento e di mare hanno avvalorato un mio lavoro da due anni messo in
cassetto. Lo tiro nuovamente fuori, proponendolo all’attenzione di lettori,
mi auguro, meno distratti ed indifferenti di quelli ai quali lo avevo
proposto nel Dicembre 2006.
E’ uno scritto rievocativo di avvenimenti di cronaca di oltre cento anni fa
che hanno ruotato, nel bene e nel male, attorno al Villaggio di Galati
Marina. Sono proposti alla lettura, a corredo di questo articolo di
presentazione, così come sono stati redatti dai giornalisti che li hanno
raccontati ai lettori dell’epoca. Io mi sono solo limitato a trascriverli
integralmente, offrendo la possibilità di rileggerli. E’ da parecchio tempo
che sono impegnato nella composizione di un quadro storico, con avvenimenti
di mio interesse, contemporanei ai fatti narrati.
Due anni fa è stato inevitabile distrarmi e tralasciare le mie ricerche,
quando mi è capitato sott’occhio un “Pro Galati”. Avevo subito pensato ad
una società calcistica o ad una Pro Loco delle tante.
La mia curiosità mi ha portato a ritroso nelle pagine ingiallite da cento
anni di tempo, fino al 6 Febbraio 1906. Sono sicuramente un uomo di montagna
ma riesco a meravigliarmi di fronte a qualsiasi manifestazione della natura.
Non avevo mai letto di una mareggiata e l’occasione diventa ghiotta;
fotografo tutto e con calma, a casa, ricompongo il mosaico.
Come chiunque avrà modo di leggere gli avvenimenti narrati, esprimo dei miei
giudizi e resto meravigliato di fronte al ruggito del mare, irriverente ed
irriguardoso, che si accanisce contro tutto e tutti.
Sfogata la sua ira, ritorna quel mare che piace a me, nella sua versione
migliore, elemento fondamentale nella catena della vita, collaboratore
stretto del Sole per l’origine dell’acqua, fonte di vita, “figlia del monte
e della pioggia”. Durante questi slanci poetici e reminescenze scolastiche
sul ciclo dell’acqua, comincio a pensare che la più violenta, distruttiva e
spaventosa mareggiata, di cui si abbia notizia, a Galati, possa anche avere
un valore storico per chi sulla costa Jonica del Comune di Messina adesso ci
vive e convive con il mare.
Il mio senso della storia, aiutato da un garbato giornalismo d’altri tempi,
mi ha facilitato la lettura di avvenimenti lontanissimi nel tempo, nel
tentativo, vano, di coglierne la drammaticità di chi li ha vissuti. Nessuno
di noi potrà mai dire di esserci stato, è toccato ad altri uomini, donne e
bambini. Il nostro doveroso omaggio alla loro memoria può solo limitarsi a
questa rievocazione, leggendo l’evoluzione di una tragedia, 103 anni dopo.
Il 4 Febbraio 1906 era Domenica; il mio ricordo più forte e sentito vada a
quella ”infelice donna lattando due gemelle e con tre altri bambini
aggrappati alle vesti rappresentava la statua del dolore, e piangendo
imprecava contro il suo perverso destino.”
Gli articoli giornalisti sono stati riprodotti
fedelmente per offrire la possibilità di cogliere i segni di un’epoca ormai
troppo lontana da noi. L’elencazione riguardante la gara di solidarietà
potrà apparire noiosa ma mi è sembrato ugualmente doveroso farlo ed anche
essa fornisce elementi di interpretazione dei segni e dello stile della
società di un secolo addietro.
Lascio al lettore ogni altra considerazione, che sarà solo sua, personale;
lo scritto è solo una occasione per tutti di vestire i panni dello “storico
di turno”. La storia che toccherà a noi scrivere, sarà motivo di lettura per
chi verrà dopo di noi. La tramanderemo così come ci toccherà di viverla,
mare calmo o impazzito che sia.