Cerianti mediterranei
Ho imparato a conoscere ed apprezzare gli invertebrati del mare solo dopo aver
messo le bombole sulle spalle, nel 1985.
L’apnea, per quanto entusiasmante, non consente di osservare i dettagli di
alcuni animali, soprattutto invertebrati che, nella maggior parte dei casi,
vivono a stretto contatto col fondo. Respirando sott’acqua, ho potuto invece
osservare e studiare, da vicino e per periodi relativamente lunghi, una fauna
che conoscevo solo superficialmente, da esploratore apneista.
I primi invertebrati a colpirmi furono i celentrati e, tra questi, fui subito
attratto dai cerianti, una delle creature morfologicamente più attraenti ed
esteticamente più eleganti del mare in generale e del Mediterraneo in
particolare.
Appartenenti all’ordine Ceriantharia,
i cerianti sono esacoralli rappresentati da poche
forme, di solito solitarie e prive di scheletro; a differenza degli altri
esacoralli hanno il disco boccale ornato di una doppia corona di tentacoli.
Fino a non molti anni fa,
la classificazione dei ceriantari fu questione
piuttosto controversa: un tempo l’ordine si riteneva composto da un'unica
famiglia mentre oggi la maggioranza concorda sull’esistenza di almeno due
famiglie: Ceriantidae e
Aracnantidae.
In questa sede prendiamo
in esame la prima famiglia, quella dei cerianti, essendo la seconda
rappresentata in Mediterraneo forse da una sola specie, tra l’altro molto rara (Aracnanthus
oligopodus –
vedi articolo).
Questi
animali invertebrati hanno corpo cilindrico lungo e stretto, delicato e molle,
simile a quello di un’attinia ma sprovvisto del
disco pedale, cioè di quel disco adesivo che consente alle attinie di
aderire alle rocce o ad altre superficie disponibili sul fondo del mare.
Per sopperire alla mancanza di questo disco, il cerianto, il cui corpo è
appuntito all'estremità aborale, mentre in quella orale è circondato da una
corona di tentacoli, usa un sistema unico: si ancora tenacemente al fondo
seppellendosi per i due terzi e vivendo all’interno di una guaina tubolare,
in una specie di profonda buca da lui stesso creata.
Il “tubo” che protegge il corpo dell’animale è formato da una guaina
membranosa di mucosa rappresa, secreta dall'animale e mescolata a particelle
di fango e di sabbia, guaina che l’animale secerne spontaneamente e
continuamente; tale rivestimento, coriaceo è quindi particolarmente robusto,
fornisce un’efficace protezione.
Il cerianto conduce la sua vita nascosto dentro la guaina tubolare, che sporge
dal fondo con la sua porzione terminale; da quest’ultima fuoriesce la sua
fantasmagorica corona di tentacoli, disposti in ben quattro file concentriche.
Il corpo dell’animale non è mai lungo quanto l’intera guaina, tanto che in caso
di pericolo l’animale scivola verso la porzione posteriore del tubo, quella
sepolta, risultando praticamente invulnerabile.
Oltre
100 tentacoli conferiscono al cerianto un aspetto
decisamente maestoso;
tanto bello, quanto resistente e longevo.
Pare che l’animale riesca infatti a vivere oltre cent’anni e alcuni
esemplari, che ho fotografato nelle acque dello Stretto di Messina e di Lampione
a profondità che si aggirano intorno ai 35/50 m e sempre ai margini di scogliere
profonde, sembrano non smentire questa ipotesi, a mio avviso molto realistica.
Tubi di cerianti si alzano anche 20 o 30 cm dal fondo, con corone di tentacoli
del diametro di oltre 50 cm, possono dare l’idea delle dimensioni massime degli
esemplari più anziani.
Ad arricchire l’aspetto già molto bello di quest’animale contribuisce poi la
colorazione dei tentacoli, molto variabile; vi sono cerianti con tentacoli viola
e sfumature nere, poi ve ne sono con tentacoli color ruggine, arancio, giallo
fluorescente, marrone e persino bianco intenso, con apici fluorescenti o meno.
Inoltre, da esemplare ad esemplare, varia lo spessore dei tentacoli: tentacoli
più carnosi si notano in quei cerianti con colorito biancastro.
A volte i tentacoli presentano le diverse file concentriche di colori cangianti:
la fila più esterna bianca o gialla e le altre interne viola o biancastre.
Ma queste sono solo le situazioni più frequenti.
Il
cerianto tiene aperti i suoi tentacoli sia di giorno sia di notte, anche se col
buio è più facile che l’estroflessione degli stessi sia maggiore. Predilige
fondi di detrito o sabbia, o le aree ai margini delle scogliere, senza
disdegnare le praterie di posidonia, ambiente dove mi è capitato di incontrare
notevoli concentrazioni di esemplari per metro quadro di fondale.
Se sfiorato a tentacoli aperti non necessariamente si ritira all’interno del suo
tubo protettivo, ma probabilmente compie uno scatto che porta ad una prima
contrazione dei tentacoli, che si arricciano all’estremità, e successivamente si
ritira nel tubo, a volte scomparendo alla vista se la sollecitazione subita è
eccessiva.
Può anche chiudersi direttamente, senza passare dalla fase intermedia della
contrazione.
La sua reazione al disturbo è quindi diversa secondo i casi.
Il cerianto sembra che preferisca i luoghi moderatamente esposti alle correnti,
per motivi alimentari, ma non disdegna gli ambienti tranquilli e bui delle
grotte, specie quelle con fondi fangosi.
Pratica quindi un po’
tutti gli ambienti del mondo sommerso ma, secondo i luoghi e i siti, assume
sembianze differenti.
Spesso questi celenterati sono ermafroditi, quasi mai però in grado di
autofecondarsi.
I
cerianti sono animali che possono essere osservati molto da vicino dai
subacquei: sono quindi apprezzabili in tutto il loro fascino!
Gli amanti della fotografia o del video troveranno in lui un soggetto molto
interessante, oltre che particolarmente fotogenico. Per i subacquei che volessero osservare o fotografare questi splendidi
animali potrei offrire alcuni consigli. Innanzi tutto mi preme segnalare la presenza di cerianti secolari, di
notevoli dimensioni e spettacolari soggetti per il fotosub, nelle acque dello
Stretto di Messina, sul versante calabro (località: Scilla e Bagnara,
profondità compresa tra i 40 e i 60 m), e nelle acque di Lampione,
arcipelago delle Isole Pelagie (alla base della scogliera, sulla sabbia, intorno
ai 50-55 m di profondità). Non ho trovato cerianti con caratteristiche analoghe in altri luoghi, ma ciò non
esclude la loro presenza.
Relativamente alle mie ricerche in Mediterraneo e alla mia personale esperienza,
ho reperito animali d’ogni tipo, forma e colore nei luoghi più disparati e su
fondali d’ogni sorta.
Quel che ritengo significativo, tuttavia, è la presenza di cerianti sui fondali
sardi, soprattutto in alcune grotte del litorale roccioso a picco sul mare; i
cerianti delle grotte, diffusi ovunque in Mediterraneo, ma molto ben
rappresentati in Sardegna, hanno una gran parte del “tubo” che ne contiene il
corpo anziché prevalentemente sepolto per gran parte adagiato sul fondo sabbioso
o fangoso, e quindi più esposto e ben visibile.
Sembra quasi di osservare delle grosse oloturie (echinodermi noti come cetrioli
di mare per via del loro aspetto simile a un cetriolo) con un’estremità rivolta
verso l’alto e l’altra che si seppellisce nel sedimento.
La
parte di guaina rivolta in alto lascia sporgere, come al solito, tentacoli a
“fontana”, molto belli, lunghi e sottili, che in Sardegna e sui fondi fangosi
delle grotte in genere, sono per lo più di colore nocciola, senape, violaceo,
nero o bianco, quasi sempre in una tinta unica e senza zebratura o altri
disegni.
A volte alcune grotte ospitano assembramenti di cerianti con i loro tubi
chitinosi allungati e/o sovrapposti o affiancati, offrendo spettacoli di rara
bellezza nel caso si assista contemporaneamente all’apertura di tutte le corone
tentacolari. Infine, in base alle osservazione fatte in natura, non ho
esitazione nel definire che i cerianti delle grotte, che prediligono il
sedimento fine e il buio totale o la penombra, hanno quasi sempre tentacoli più
sottili e colorazioni che non si discostano da quelle prima citate.
Viceversa, i cerianthus
che oserei definire “di acque aperte” (solo per
intenderci), hanno il corpo quasi completamente sepolto nel sedimento e lasciano
sporgere solo la porzione terminale del tubo, quasi sempre in posizione
verticale o, al limite, con una qualche inclinazione laterale secondo il tipo di
ubicazione sul fondo.
I tentacoli di questi cerianti sono in genere più carnosi e si assottigliano
progressivamente verso gli apici e il colore varia molto, dal bianco verdastro,
al verde, al giallo fluorescente, oltre a riproporre tutte le tinte già viste
per i cerianti delle grotte.
Esiste un sito nello
Stretto di Messina, poco a nord della città di Reggio Calabria, dove ai margini
di una spettacolare prateria di posidonia vivono numerosissimi cerianti di medie
dimensioni in soli 6/10 metri di profondità.
L’immersione notturna regala qui forti emozioni per coloro che fossero
interessati allo studio e all’osservazione di questi celenterati.
Scendendo più in profondità, nello stesso luogo e nei dintorni, sui pendii
sabbiosi e detritici che puntano decisamente verso gli abissi dello stretto, si
possono osservare cerianti isolati di dimensioni medio piccole con sgargianti
colorazioni gialle o verdi (li ho battezzati cerianti fluorescenti per il tipo
di colorazione e l’effetto che creano), che risaltano non poco sul sedimento
grigio tipico di questi fondali.
Questa famiglia di
celenterati annovera, in Mediterraneo, un’altra specie poco nota, secondo alcuni
non ancora identificata, secondo altri riconoscibile come
Cerianthus solitarius.
Comune
sui fondali puliti e sabbiosi, non differisce molto dal cugino
membranaceus se non per le dimensioni, molto più
contenute.
Il corpo è più esile e più allungato, privo di quella struttura eretta che è il
tubo membranoso; al suo posto esiste invece una guaina semitrasparente, meno
visibile rispetto a quella del membranaceus ma comunque presente.
I suoi tentacoli sono sovente zebrati, con riflessi e puntinature fluorescenti,
e risultano molto urticanti non solo nei confronti dei pesci: da esperienze
vissute da esperti acquariofili che hanno allevato i cerianti, pare che i
solitarius abbiano un potere urticante superiore a
quello dei membranaceus, tanto che inserendo in
vasca le due diverse specie ne patisce di più la seconda, solo apparentemente
più robusta… Il
Cerianthus
solitarius ama le distese di sabbia e qui si seppellisce
a profondità vairiabili, sporgendo in misura diversa dal fondale secondo la
profondità: lungo i litorali l’effetto dell’onda, maggiormente percepibile, li
porta infatti a sporgere appena dal fondale, a differenza di quanto accade
invece in profondità, dove il corpo sporge abbondantemente dal fondo.
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