Colapisci
L'uomo che diventa pesce per scelta  o  per  necessità
Il tuffatore dello Stretto
 

Francesco Turano ci narra le meraviglie dello stretto


Madrepore in Mediterraneo

 
 Madrepora non identificata, polipo solitario di un cm di diametro

Tra gli animali del mare, sempre interessanti e affascinanti, ve ne sono alcuni che esercitano sull’uomo un’attrazione particolare. Le madrepore per esempio.
L’appagamento per gli occhi è tale che, una volta trovata una bella colonia di polipi, è normale incantarsi ad osservarla.
Quando incontro una madrepora sul mio percorso dimentico a volte di essere sott’acqua: mi soffermo e cerco di trovare il modo più idoneo per fotografarla e valorizzare a dovere la sua bellezza.
Che meraviglia i poilipi delle madrepore quando, espansi, tentano di catturare il plancton trasportato dalle correnti…
 

Quando si parla di madrepore o formazioni madreporiche si pensa inevitabilmente alle barriere coralline, un habitat dove sicuramente l’abbondanza di tali forme viventi giustifica l’immediato riferimento. Tuttavia molte specie di madrepore vivono anche nel Mediterraneo e, solo in alcuni casi e a grandi profondità, formano anche in questo mare vere e proprie scogliere, un po’ come accade ai tropici, anche se trattasi di un ambiente tipico di acque profonde e fredde, tra i 300 e i mille metri di profondità.
Solo i moderni robot possono permetterci di osservare e studiare quegli ambienti abissali dove le madrepore abbondano; ma a quote accessibili al subacqueo e persino sotto il pelo dell’acqua, molte altre specie sono disponibili ad appagare la nostra curiosità. Prima di addentrarmi nell’argomento è doveroso fare però una precisazione, utile per comprendere poi quale chiave utilizzare per scoprire i segreti di questi eleganti invertebrati.

Oggi il Mar Mediterraneo è un bacino temperato. In un passato geologico recente il nostro mare ha goduto invece di un clima caldo, che ha consentito la sopravvivenza di vere e proprie scogliere coralline di tipo tropicale. Nel Pliocene, circa 5 milioni di anni fa, iniziò un deterioramento climatico importante, culminato nelle glaciazioni quaternarie, che ha comportato l'estinzione della gran parte delle scogliere coralline. Attualmente vivono infatti nel Mediterraneo soltanto alcuni esacoralli, che popolano in modo discontinuo i diversi substrati rocciosi dei litorali.
Come nel caso della Cladocora caespitosa, unica madrepora che ancora forma, talvolta, modeste aggregazioni a bassa profondità, e che rappresenta, in scala ridotta, quello che era una volta la tipologia di insediamento di una scogliera tropicale.
Ho parlato, senza soffermarmi, di esacoralli; ma ritengo opportuna un’altra pausa per una nota importante.

Quando parliamo di madrepore parliamo di animali del phylum Cnidari, classe Antozoi, sottoclasse Esacoralli e ordine Madreporari.
Recentemente, l’ordine dei Madreporari è stato sostituito da due nuovi ordini, si è cioè verificata una scissione: adesso si parla di Corallimorpharia (due sole famiaglie e tre specie, tra cui il famoso e bellissimo anemone gioiello, molto noto ai subacquei ma volgarmente battezzato in modo improprio, visto che si tratta di una madrepora e non di una anemone o attinia) e Scleractinia, ordine che raccoglie insieme tutte le altre famiglie di madrepore.
La classe Antozoi, nel suo insieme, è la più grande del phylum (le classi degli Scifozoi e e degli Idrozoi sono rappresentati da una più scarsa diversità biologica), è raggruppa tutta una serie di invertebrati che vivono a contatto permanente con il fondale, particolarmente belli e affascinanti, soggetti ambiti dai fotografi subacquei.

Tra questi, coralli e madrepore sono forse i più noti, ma spesso si genera confusione tra i due tipi e si incorre in grandi equivoci.
Nella regione mediterranea la nozione di corallo è infatti tipicamente associata al "corallo rosso" (Corallium rubrum), mentre se ci spostiamo nell'area tropicale, i coralli richiamano immediatamente alla mente, come abbiamo detto, le barriere madreporiche o coralline.
Dal punto di vista scientifico, tutti questi coralli sono imparentati fra loro e raggruppati in un solo phylum. Ma il "corallo rosso" appartiene agli Ottocoralli: è cioè una gorgonia con esoscheletro calcareo calcitico, pigmentato di rosso.
I coralli che invece formano l'ossatura delle barriere tropicali sono Esacoralli, anch'essi forniti di esoscheletro calcareo, ma che mineralizza in aragonite; sono quindi, più esattamente, delle madrepore, non coralli come talvolta si usa dire nel linguaggio corrente e in un certo senso inadeguato.
 

Come accennato all’inizio, autentiche scogliere madreporiche si celano quindi nelle profondità batiali ed abissali del Mediterraneo e di quasi tutti gli oceani del mondo. Si tratta di vere e proprie biocostruzioni: i cosiddetti "coralli bianchi", a differenza dei loro cugini tropicali, necessitano di acque fredde e buie e vivono lontano dalla superficie. Abituali colonizzatori di pareti scoscese di montagne e vulcani sommersi, fianchi di canyon e colline che si innalzano improvvisamente dalle fangose piane batiali, questi madreporari sono rappresentati da poche specie e formano colonie arborescenti: i loro nomi scientifici sono Lophelia pertusa, Madrepora oculata, Dendrophyllia ramea (vedi articolo sul corallo giallo), Dendrophyllia cornigera ed Errina aspera.


Dendrofillia (Dendrophyllia ramea), madrepora rara in Mediterraneo


Adesso che abbiamo afferrato la sostanziale differenza fra corallo e madrepora e siamo entrati nel vivo della questione, infiliamo la testa sott’acqua per scoprire quali madrepore è possibile osservare senza necessariamente ricorrere all’uso di un batiscafo.
Dimentichiamoci quindi delle bellissime e grandi formazioni dei mari profondi, di cui è tangibile testimonianza qualche ramo venuto a galla con le reti dei pescatori, e vediamo invece quali e quante madrepore è possibile identificare durante un’immersione.


Madrepora arancione (Astroides calycularis),
una delle madrepore più diffuse ma anche una delle più belle

Già sotto il pelo dell’acqua lo spettacolo offerto da una delle specie più belle e cromaticamente esaltanti del nostro mare può offrirci tantissimo; parlo della madrepora arancione, il noto Astroides calycularis, la cui morfologia, associata all’arancio intenso che la contraddistingue, la rende graziosa, elegante, nonché affascinante.


La madrepora arancione tappezza, con le sue colonie,
interi tratti di scogliera in ombra a partire dalla superficie

La madrepora arancione, tra l’altro, vive in colonie di numerosissimi individui, per cui non è raro osservare intere pareti rocciose, ingressi di grotte ma anche scogli isolati, completamente avvolti dall’arancio di migliaia di polipi, una tinta calda che spezza sempre violentemente e meravigliosamente con il blu degli ambienti circostanti.
Arancio e blu sono i colori dei primi metri di profondità e spesso, in Mediterraneo, gli ambienti di scogliera hanno tali caratteristiche, dando il benvenuto al subacqueo già subito dopo il tuffo e offrendo grandi spettacoli all’appassionato di snorkeling.


Lasciamo adesso la superficie e proseguiamo verso i primi scogli tra i dieci e i venti metri di profondità. Qui probabilmente continuiamo a trovare la nostra beniamina, la madrepora arancione, ma insieme a questa ci saranno altre specie a contendersi il substrato. Si potrebbe reperire la comune madrepora pagnotta o madrepora cuscino Cladocora caespitosa – anch’essa coloniale ma con colonie circoscritte in alcune manciate di centimetri, con polipi uniti a formare una sorta di “cuscinetti o pagnotte”.
Il colore di questa madrepora la rende piuttosto mimetica: è una tinta bruno verdastra con tentacoli dei polipi semitrasparenti, caratteristiche che potrebbero facilmente farla passare inosservata.


Il fantastico giallo della L.Pruvoti

Quella che invece risalta maglio agli occhi dell’osservatore è una specie dal carattere decisamente solitario, visto che i singoli polipi non si aggregano ma se ne stanno ognuno per conto proprio: si tratta della bellissima Leptosammia pruvoti, la madrepora gialla.
Il colore e la forma di questi piccoli “bottoncini” sparsi qua e là su una superficie rocciosa, necessariamente in ombra o al buio, ne fanno la giusta nota cromatica per quegli luoghi bui e altrimenti tetri.Simile alla leptosammia ma più rara, è la sempre gialla Cladopsammi rolandi, nota a pochissimi subacquei e volgarmente identificabile come madrepora gialla coloniale.
Sono pochi i siti dove ho avuto la possibilità di osservarla e fotografarla, tra cui non a caso lo Stretto di Messina; alcune piccole grotte facilmente accessibili e sicure per una comoda perlustrazione presentano tappeti di madrepore di specie diverse, tra cui Cladopsammia, Leptosammia e Astroides affiancati.

Insieme alle specie precedenti se ne trova una che solitamente passa inosservata per la ridottissima dimensione dei polipi: la Madracis pharensis.
Tipica di ambiente cavernicolo, crea piccoli cuscini madreporici di forma subsferica e dalla colorazione variabile tra il giallo, l’avorio ed il rosa.
Il suo nome volgare è madrepora a grappolo, ma serve solo per una distinzione pratica vista la mancanza di una specifica denominazione comune di una certa validità.
In questa sede il mio scopo è fare le presentazioni delle diverse madrepore che un subacqueo può osservare in Mediterraneo e cercare di capire a che profondità e in che tipo di ambiente esse si trovino, senza alcuna pretesa scientifica e quindi mi permetto di giocare con i nomi volgari.

Se torniamo quindi alla nostra superficie rocciosa ombreggiata di una scogliera sommersa osserviamo come diverse madrepore, coloniali e non, tutte insieme incastrate l’una con l’altra, adiacenti o inglobate da poriferi, creano, con una moltitudine di echinodermi, tunicati e briozoi, un microcosmo di fronte al quale un subacqueo davvero appassionato potrebbe concentrarsi per tutta la durata di un’immersione.


Madrepora di Muller (Polycyathus muellerae), coloniale,
diffusa sulla superficie ombreggiata delle rocce

Distogliendo l’attenzione dall’insieme degli invertebrati presenti e cercando di concentrarsi solo sulle madrepore, c’è la possibilità di osservare, se attenti e acuti, una specie con polipi bassi, piccoli e rotondi, con tentacoli trasparenti, coloniale, che ha l’abitudine di coprire le pietre lisce a guisa di lamina.
Si tratta della madrepora di Muller Polycyathus muellerae – o anche di altre madrepore simili che non sono mai riuscito a classificare, comunque quasi sempre con calice giallo o crema, a volte bianco a volte nocciola.
Si sollevano poco in altezza dal substrato, giusto alcuni millimetri, ma lo colonia si espande in larghezza coprendo a volte vaste superfici rocciose o il ferro di relitti sommersi.
A proposito di ferro, è importante sottolineare come quest’ultimo sia substrato prediletto per moltissime specie di madrepore mediterranee, coloniali e non.

Sul metallo dei relitti ho trovato molte volte la specie Polycyathus muellerae insieme all’occasionale anemone gioiello e alla bellissima Phyllangia mouchezii.
Ma anche la madrepora cuscino non disdegna il metallo e colonizza le strutture dei relitti.
Un buon assortimento, se vogliamo, che anima gli ambienti di una nave affondata, altrimenti tetri, offrendo tanto colore.
E a proposito di colore mi soffermerei spendendo qualche parola proprio per il cosiddetto anemone gioiello, il cui nome nasce da una bellezza e una brillantezza inusuali, legate all’aspetto e al colore di una madrepora coloniale senza eguali in Mediterraneo.
Siamo di fronte all’unico rappresentante del genere Corallimorfi, la cui principale caratteristica è la totale assenza di alghe zooxanthellae sui tentacoli dei polipi, e non esiterei a definire proprio questa specie proprio come madrepora dei relitti.

Sovente capita infatti di incontrarla su substrati metallici e, a tal proposito, ho scolpito indelebile il ricordo di un’immersione che feci durante una campagna oceanografica nello Jonio su una piattaforma offshore.
Restai letteralmente folgorato nel trovare i tralicci completamente coperti da Corynactis di colori diversi e, a giudicare da quanto vidi, la dimensione dei singoli polipi sembrava raggiungere e superare quella che è stata stimata come la taglia massima di questa specie, e cioè 15 mm di altezza e diametro. Ogni polipo poi, con i suoi tentacoli che superano le cento unità, genera una visione d’insieme delle colonie che è fiabesca, paragonabile a un tappeto di alcionari tropicali.
I miei occhi stentavano a credere a quella visione d’insieme e non sapevo come fotografare per rendere un’idea, seppur vaga, di un simile paradiso. I tentacoli dei singoli polipi, inoltre, terminano con una piccola sferetta il che arricchisce ancor più l’aspetto estetico.
La colorazione estremamente variabile, con esemplari verdi, rose, fucsia, gialli, rossi, arancio e non so cos’altro, stupirebbe qualsiasi artista o persona sensibile e amante della natura e della vita. Relitti a parte, le colonie invadono le zone d’ombra delle scogliere, preferendo le pareti verticali, tra i cinque e i cinquanta metri di profondità.
La specie si può occasionalmente avvistare anche in grotta e ambienti di penombra. Parlando dell’anemone gioiello stavo per dimenticarmi di una specie che considero una delle più fotogeniche, la meglio visibile ad occhio umano.


 Madrepora di Mouchez (Phyllangia mouchezii), una delle più belle madrepore

Sto parlando della Phyllangia mouchezii o madrepora di Mouchez, la specie con i polipi più grandi tra tutte le madrepore del nostro mare. Potrei scrivere a lungo di questa specie, talmente affascinante da essere ancora oggi oggetto delle mie ricerche fotografiche.
Ho visto colonie in ambienti di scogliera del Tirreno ma anche in ambienti sabbiosi dello Jonio dove la si trova persino su quelle poche pietre isolate; nello stretto è diffusa forse per la presenza costante di particolari correnti e ve ne sono colonie incredibili, di colori diversi.
Non posso non raccontarvi di una delle colonie più belle in assoluto e della quale conservo solo poche foto su pellicola invertibile. Era una colonia completamente albina, ma con lievissime sfumature rosee, con polipi enormi, estesa per una trentina di centimetri o forse più nel diametro; si trovava a metà altezza del pennone più profondo del famoso relitto del mercantile Laura C, affondato alla fine della seconda guerra mondiale nel mare di Saline Joniche, a sud dello Stretto di Messina (vedi articolo sul relitto).
Protagonista di moltissime immagini ha uno spazio tutto suo nel mio archivio dedicato al Mediterraneo sommerso.

Meno bella ma non meno interessante è la madrepora molare, ovvero Balanophyllia europea.


 Madrepora molare (Balanophyllia europea) con tentacoli estroflessi

Appena ci immergiamo o quando invece riemergiamo, nella fase di decompressione per esempio, se siamo in prossimità del fondo e nel luogo adatto, potremo osservare singoli polipi di discrete dimensioni saldamente cementati agli scogli del fondo: sono i polipi di questa specie, una forma solitaria, in genere più larga che alta.
Gli esemplari più vecchi mostrano una strozzatura media sul margine superiore mentre la sezione dell'organismo è ovale.
I polipi sono generalmente di colore bruno, verdastro o giallastro, con il margine del calice ispessito ed i setti arcuati e riuniti in gruppi; i lati sono provvisti tra l’altro di spine o sono granulati.
Colonizza le acque superficiali per via della simbiosi con le alghe zooxantelle e quindi avremo modo di osservarla molto più facilmente rispetto ad altre specie.


 Alcuni polipi di madrepora molare, frequente già a pochi metri di profondità

Sempre in acque superficiali, nonostante si spinga fino ai cento metri, troviamo poi una fedele e frequente amica degli scenari classici ripresi dai fotosub: la piccola e solitaria Caryophyllia inornata, o cariofillia disadorna.
Sempre sola soletta sui substrati duri si trova timidamente affacciata tra poriferi e altri invertebrati incrostanti.

Comune in Mediterraneo, ha un calice di una decina di millimetri di diametro e tentacoli di colore traslucido o a volte semitrasparenti.
Colonizza a gruppi di individui ma mantiene sempre il suo carattere solitario (non forma colonie).
Sorella di quest’ultima è la Caryophyllia smithii o cariofillia di Smith, difficile da distinguere dalla specie quasi gemella e anch’essa frequente negli ambienti rocciosi.
 


 Dendrofillia (Dendrophyllia ramea), madrepora rara in Mediterraneo

Non mi addentro nella descrizione di madrepore più rare, come è il caso di Dendrophyllia ramea, specie che ho avuto il piacere di vedere e fotografare ma alla quale ho dedicato un intero articolo spendendo le giuste parole per un simile evento.
Certo che un quadro di massima sulle principali madrepore del Mediterraneo, in qualche modo, lo abbiamo fatto, mi auguro ancora una volta di aver acceso la curiosità di qualcuno e toccato la sensibilità di qualcun altro perché sappiate, cari subacquei, che nella nostra categoria c’è ancora gente che asporta madrepore per ridurle a oggetti ornamentali o per lasciarle lentamente perire in acquario.
Anch’io conservo scheletri di madrepore, ma sono scarti della pesca professionale e animali comunque morti e per i quali, purtroppo, sovente non vi è nulla da fare. 
 

 

Francesco Turano

 

 

 

 

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