Della
Sicilia ricercata nelle cose più memorabili
Capitolo XXIV
Memorie di
Cola Pesce famoso notatore
Viene celebrato
da molti scrittori, come prodigio della natura, e del mare
Cola Pesce, che
nacque in Catania, ed abitò gran tempo a Messina.
Questi abbandonato l’umano commercio, passò dalla fanciullezza quasi tutta la
vita nel mare fra’ pesci; e poiché non potea senza pena dimorar lungo tempo
fuori dall’acqua, si acquistò il cognome di Pesce, chiamato da tutti
Cola (cioè Niccolò, nome così pronunciato in Sicilia, ed altrove)
Pesce.
Stava lungo tempo sotto l'acque con istupore di quanti lo conoscevano: e raccontava molte
cose ammirabili , ed occulte del mare , da lui osservate nello scorrere a nuoto
a guisa di pesce per quei flutti; anche in tempo di furiose tempeste.
Era considerato per tanto come un miracolo di natura da' Messinesi.
Ritrovandosi in Messina Federico Re di Sicilia, volle far prova di questa sua
prodigiosa natura; onde in un giorno solenne, a vista del numeroso Popolo, che trovavasi presente, gittò in mare una tazza d'oro, e gli comandò, che andasse a
pigliarla. Tuffossi egli prontamente in mare, e ritrovatala, la portò al Re.
Così fece la seconda volta, che fu di nuovo gittata in mare.
Ma la terza volta, che fu dal Re lanciata nell'onde, immergendosi fra l'acque per
ripigliarla, non ritornò; ancorché dal Re, e Popolo lungamente aspettato: onde
credettero tutti, che penetrando in quelle profonde Caverne del mare di Messina
; e non potendo resistere al corso, e al rapidissimo furor dell'onde, restasse
sommerso.
Così scrive
Fazello dec.1 lib.2 cap.2 f.50.
Alessandro d'Alessandro dier. Genial. lib. 2. cap.21. scrive di questo gran Nuotatore,
chiamandolo Colano, a relazione di Gioviano Pontano: sed supra omnia , quæ
post hominum memoriam unquam audita, quæque ab authoribus prodita sunt, quod a
Joviano Pontano relatum audivimus, dictu mirabile, & supra omne miraculum fuit.
Aggiunge alla narrazione del Fazello, che solea più star nell'acque del mare, che in terra:
che dicea essere costretto ogni giorno a tuffarsi in mare spintovi dalle
violenze della natura, ed ivi stari lungo tempo; altrimente gli parea non poter
vivere. Scorrea a nuoto, anche fra orgogliose tempeste, 500 e più stadj, che
fono oltre a 62. miglia, con ammirabile velocità, qual fiera marina . Tal volta
andava in contro alle navi, che a vele gonfie velocemente navigavano, fra le
tempeste, e alti Cavalloni: chiamava per nome i marinaj, da lui conosciuti; ed
essi stupefatti lo ricevean con allegrezza in nave. Lo ricercavano del luogo
d'onde era partito, ove andasse, quanto avesse viaggiato a nuoto: quante
tempeste avesse sofferto, e superato; e a tutto rispondeva. Indi ristorato col
cibo; ricevute varie commissioni da' marinaj, si precipitava in mare, e si
portava ad eseguire quanto eragli stato imposto. Frequentissimo era il suo
andare or ne' mari di Gaeta, de' Selentini, de'Bruzj , della Lucania, di
Catania, ed altre parti di Sicilia; riferendo qual fedel messaggiero a'parenti,
ed amici de' marinaj quanto gli era stato da loro ordinato. Narra finalmente la
sua morte cagionatagli dal cercar la tazza d'oro.
Fan pur menzione di questo Cola Pesce il Volaterrano, Maurolico, Cardano, Bonfiglio,
Scotti, Kormanno, Giannettasio balietcor. lib.1 f.272 ed altri, che in
appresso citeremo: ma non voglio lasciare di trascrivere quanto di esso narra il Chircherio in Mundo subter. tom. 1.lib.2 cap.15 f.97. secondo la relazione
comunicatagli dal Regio Archivio.
Scrive egli:Addam hoc loco Historiam,... (leggi in
Pescecola)
Intorno al tempo quando fiorì Colapesce ritrovo varietà di opinioni fra
gli scrittori, onde nascon delle difficoltà; poiché Fazello cit. scrive, che
visse Patrum nostrorum memoria in tempo del Re Federico.
Scrisse Fazello nel 1560 onde potè Cola pesce viver per lui un Secolo avanti, cioè intorno al 1460 e così pure
Porcacchi nell’Isole f.54 ma in questo tempo nè fiorì Federico I, poi
Imperadore, poiché questi morì nel 1250, nè Federico II di Aragona, detto il
III che morì nel 1336, e nel tempo di questo Re Federico è riportato dal
Chircherio.
Maurolico lib.1. 2. edit.2 f.33. citando il Pontano e Riccobaldo nella
Cronic. e seco Bonfiglio nell'Ist. di Sicilia par.I lib.1 f.58
lo collocano sotto Federico II Imperadore e Re di Sicilia, e che
fu la morte di Cola nel 1233.
Non troppo varia Francesco Pipino nella Cronica, appresso il Muratori
tom. 9 rerum Italic. cap.48 f.669 da cui è rapportato nel 1239.
Il P. Gaspare Bagatto nell' Ist. univers. lib.3 f.285 lo colloca
sotto il Ponteficato di Gregorio IX onde per questi Autori fiorì nel tempo di
Federico Imperadore.
Girolamo Cardano de Subtilitate lib.II f.636 scrive, che visse nella sua età:
Constat parum ante nostram aetatem, imom aetate nostra floruisse. Fiorì
Cardano interno 1544 come scrive il Popeblount in Cens. Celeber. Ant f.541
e morì nel 1576 secondo il Piccinelli nell’Ateneo ne’ Scritt. Milanesi f.
337 sicché per lui fu intorno al 1540 el fa moderno più del dovuto.
Alessandro d’Alessandro dier. Genial. Lib.2 cap.21 vuole, che le cose di
Cola Pesce furon da lui intese dal Pontano, e che fiorì Patrum nostrorum
memoria. Il Pontano fiorì ne’ tempi del Re Alfonso: da Popeblount f.500
collocato nel 1485 e morì vecchio di anni 82 nel 1503 secondo il suo epitaffio
riportato dal Toppi nella Biblioth. Napol. F.152 onde essendo fiorito il
Pontano nel 1485 bisogna dire, che vivesse un Secolo prima intorno il 1380.
Il P. Scotti in Phys. Curios. Lib.3 cap.5 & 3 f.372 Majolo dier canic.
Coll.2 Weber Ars discurs. Fon.6 f.55 portan l’opinione di Volaterrano,
che si collocò sotto il Pontificato di Gregorio IX che regnò dal 1227 fino al
1241. Però il Volaterrano lib.6 Geogr: f.150 ciò non narra
espressamente: ma lo rapporta fra le cose accadute fra il 1307 al 1362 onde par
che non sian fedeli nel citarlo, e par che il voglia sotto il Regno di Federico
II intorno al 1330.
Ludovico Vives nel libro de Veritate Fidel Christ. Lib.2 f.217 edit.
Basile e citando lo stesso Volaterrano. Scrisse che visse due Secoli prima, e
batte sotto il Re Federico circa il 1330.
Finalmente, per non andar più a lungo, il Majoli dier.canic.colloq. 2 f.84
e coll .9 f.332. coll'autorità di Volaterrano e d'Alessandro d’Alessandro
vuole, che fiorisse fotto il Re Alfonfo, che egli fosse quel, che gittaffe la
tazza in mare. Così pure Francesco Flaccomio in Sicelide sect.3.f. 39. ed
il Garzoni nella Piazza univ. disc.112. f 794. Sicchè poté accadere la
sua morte nel 1432 quando egli fu in Messina.
Or chi averà filo bastevole a disbrigarsi da questo labirinto cronologico?
Dopo lunga riflessione ho avvertito, che il Majoli scrive di Colapesce sotto
Gregorio IX, in Puglia: e poi s’altro col nome di Colano in Sicilia in tempo del
Re Alfonso: indi nel Coll. 9.f.332 torna a scrivere di questo Colapesce,
e Colano in Sicilia sotto il Re Alfonso.
Lo stesso scrive lo Scotti, Weber, Kornmanno In Oper.
Curios. Tomo I f.182 sicché fan menzione di due diversi tempi.
Infatti Lancellotti nell’Hoggidì dising.50 fa menzione il Colapesce in due luoghi, con tempi
distinti a f.591 nel 1227 e a f.580 nel 1494. Sicché se furon due potrebbe
dirsi, che un fiorisse in un tempo, altro in altro secolo.
Con questa duplicità potrebbero in parte conciliarsi le opinioni degli
scrittori. Dico in parte, poiché come può concordarsi l’età di quei, Alcuni de’
quali lo stabiliscono sotto l’Imperatore Federico, altri in tempo del Re
Federico, e altri nell’età del Re Alfonso: mentre fiorirono l’uno nel Secolo
duodecimo, il secondo nel decimoquarto, e il terzo nel decimo quinto?
Una di queste opinioni bisogna dire, che cada in abbaglio. Lascio per tanto, ad
altri abbondanti nel tempo, ed ozio l’esamina di questo punto.
Potrebbe stimarsi favolosa la natura di Colapesce, per la
difficoltà di potersi uno a lungo tempo trattenersi sotto l'acque per ragione
della necessaria respirazione. Così stimava Pietro Messina (?-Mexia)
nella Selva di varia lezione part.1 cap.21. ma dopo avere osservato
quello, che del nostro Colapesce, scrisse il Pontano, ed Alessandro
d'Alessandro si rese alla verità.
Il fatto è per sè maraviglioso, ma non però superiore alle forze della natura:
apportan Autori gravissimi le ragioni di questa maraviglia.
Il nostro Fazello coll'autorità d'Ariftotele, scrive, che
il ritenersi uno sotto l'acque, proviene dall'avere i pulmoni molto fungosi> (spugnosi?), e concavi.
Altri l'ascrivono all’assuefazione, come il Weber in arte discurrendi f.55.
Roberto Boyle in novis experimentis tom.1 tit.14 f.450 & in
experim. Phisico-Mechanicis f.145 che porta l'esempio del nostro Colapesce,
Federico Garmanno de miraculis mortuorum in diff: prelimin.
sect.1. §. 7. & seq. Francesco Bacone da Verulamio
hist vitae, & mortis n.17 & 18 f.557 ed altri con altre ragioni.
Sopra tutti è da vedersi il Dottissimo Cardinale Prospero Lambertini (oggi Gloriosissimo
Sommo Pontefice col nome di Benedetto XIV). Egli nella
sua celebre opera de Servorum Dei Beatificatione, & Beatorum Canonizatione
lib.4 p.4 cap.21. f.299 & seq. agitando il dubbio, se stando uno sommerso a
lungo sotto dell'acque, ed estratto vivo, può attribuirsi a miracolo: esamina
eruditamente questa materia, e rapporta fra gli altri Autori Michelangelo Lapio,
che pubblicò un opera in Roma nel 1670 col titolo: Discorso sopra il tempo,
che si possa stare sott'acqua, e non morire. E allega
gli esempi di quei, che sono applicati a pescar le Perle,
nell'Indie Occidentali, e il noftro Colapesce.
Il P. Francesco Pipini nella sua Cronica appresso il Muratori tom. 9 Scrip. Rerrum
italicar. Cap.48 f.669, scrive cosa, che non ritrovo
in altri, ed è, che questa natura venne per la maledizione fulminatagli contro
dalla madre:
"Nicolaus
Piscis hoc etiam tempore..."
(leggi in
De Nicola pisce)
Opera di
Antonio Mongitore
Palermo
1743
www.colapisci.it
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