Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia benestante.
Trascorre la sua infanzia e la prima giovinezza partecipando
attivamente alla vita culturale della sua città.
Dopo lo sbarco in Sicilia di
Garibaldi, i contadini, sperando di
liberarsi dalla miseria, si ribellano cercando impadronisi delle
terre, ma
la rivolta viene repressa nel sangue da Nino Bixio. Verga colpita da
questi fatti
rievoca la repressione con straordinaria potenza nella novella Libertà.
Si inscrive alla
facoltà di legge, ma abbandona presto gli studi per dedicarsi alla
sua vocazione letteraria.
Ventunenne, vive l'entusiasmo e la speranza del 1861 e scrive
Amore e patria, I
Carbonari della montagna (1862),
Sulle lagune, L'Unità d'Italia.
Nel
1865 si trasferisce a Firenze, allora capitale d’Italia, dove scrive
“Una peccatrice”
e “Storia di una capinera”.
In seguito nel 1872 si trasferisce a
Milano,
il centro culturale più vivo della penisola.
Cessati gli
entusiasmi risorgimentali, vengono evidenziati i complessi
problemi dell'Italia, in primo luogo quello costituito dalla enorme
massa dei contadini, su cui grava l'antica miseria, mentre le terre
demaniali e i beni ecclesiastici passano nelle mani della borghesia.
La vicenda esistenziale di Verga coincide con questo travagliato
periodo. Lo scrittore vive l'intima crisi che investe tutti i campi
e la riflette nelle sue opere con base storica.
Intanto,
viene in contatto con alcuni degli scrittori più importanti del
momento e matura l’adesione
al
Verismo.
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